Sciopero della fame per l'avvocato cattolico in prigione. Pressioni su Hanoi per i diritti umani
di HT
Le Quoc Quan protesta contro la mancata concessione di testi giuridici e religiosi, fra cui la Bibbia. Dal dicembre 2012 non ha mai potuto incontrare un sacerdote. Il 18 febbraio parte il processo di appello, egli si difenderà da solo in aula. Vice-ministro vietnamita: Hanoi rispetta i diritti umani. Comunità internazionale chiede la liberazione dei prigionieri politici.

Hanoi (AsiaNews) - L'avvocato e dissidente cattolico Le Quoc Quan è in sciopero della fame in vista del processo di appello, previsto per il prossimo 18 febbraio, per protesta contro il rifiuto opposto dalle autorità della prigione di fornirgli testi giuridici e religiosi, fra cui la Bibbia. Secondo quanto riferisce il fratello Le Quoc Quyet, che lo ha incontrato il 7 febbraio scorso nel carcere di Hoa Lo n° 1 ad Hanoi, egli ha deciso di rifiutare il cibo fino all'udienza. "Quan mi ha spiegato di aver iniziato lo sciopero della fame il 2 febbraio - ha confermato il fratello - dopo aver chiesto alcuni libri di testo per studiare la propria difesa in vista del prossimo appello, in cui curerà la propria difesa in aula, una Bibbia da leggere e la possibilità di incontrare un sacerdote". Fedele devoto, fin dall'inizio del periodo detentivo nel dicembre 2012 egli non ha mai potuto incontrare un prete e negli ultimi tempi i vertici dell'istituto hanno inasprito le condizioni detentive, negandogli persino alcuni strumenti per la scrittura.

Attivisti per i diritti umani hanno più volte sottolineato la condanna è solo un pretesto utilizzato dai vertici comunisti vietnamiti per silenziare una delle voci più autorevoli del dissenso interno, oltre che un cattolico appassionato che si batte in prima persona per la libertà religiosa. Nei giorni scorsi dalla propria cella l'uomo ha pubblicato una lettera aperta in cui afferma di nutrire una "fede salda" nell'avvenire del popolo vietnamita e ringrazia per il sostegno ricevuto.

Fermato e rilasciato dopo brevi periodi in passato, il legale e blogger cattolico è stato arrestato da funzionari del governo vietnamita il 27 dicembre 2012, con accuse pretestuose e false di "frode fiscale". Un atto condannato con forza da moltissime associazioni pro-diritti umani di tutto il mondo. La condanna a 30 mesi di prigione e al pagamento di una pesante multa (56mila dollari) è arrivata il 2 ottobre, al termine di un'udienza lampo durata due ore. A difesa del dissidente, che aveva digiunato e pregato a lungo in vista del processo di primo grado, sono scesi in campo Ong internazionali, attivisti cattolici e rappresentanti delle principali religioni in Vietnam. 

La vicenda di Le Quoc Quan, come quella di Cu Huy Ha Vu e decine di altri blogger e attivisti in prigione, testimonia il pugno di ferro usato dai vertici comunisti di Hanoi contro il dissenso interno, anche se il governo parla di un miglioramento delle condizioni in tema di diritti e libertà. Nei giorni scorsi alti funzionari del Paese asiatico hanno partecipato a Ginevra, in Svizzera, all'Esame periodico universale promosso dall'Alto commissariato Onu per i diritti umani (Unhrc). I delegati di Hanoi hanno rivendicato miglioramenti "nella protezione e promozione dei diritti umani", come "richiesto" dal precedente rapporto. Il vice-ministro degli Esteri ha inoltre aggiunto che il Vietnam ha "sempre rispettato" i diritti umani, come "la libertà di pensiero, di stampa, di informazione, di religione" assieme ai diritti "dei carcerati" e delle libertà "socio-economiche" dei cittadini.

Tuttavia, a dispetto dei proclami sono molte le voci critiche - fra attivisti, organizzazioni umanitarie e governi stranieri - nei confronti della leadership comunista di Hanoi. "Questo è quanto dicono - afferma un esperto di legge in merito alle dichiarazioni del rappresentante vietnamita - ma non è certo quello che fanno". Da qui la decisione del Gruppo di lavoro in seno allo Unhrc di fornire al governo del Vietnam 227 fra suggerimenti e raccomandazioni in cinque diversi settori, per un reale miglioramento in tema di diritti umani. Fra i vari punti, il "rilascio incondizionato" di tutti i prigionieri politici. L'esecutivo dovrà quindi fornire risposte concrete entro la prossima riunione del gruppo, che è in programma nel giugno prossimo in occasione della 26ma Sessione del Consiglio.