Bangkok, scontri fra polizia e manifestanti: un morto, diversi feriti e un centinaio di arresti
Le forze dell’ordine sono intervenute per liberare sedi governative e ministeriali nella capitale, scatenando tafferugli con le “Camicie gialle”. L’esecutivo intende riprendere il controllo della situazione entro il fine settimana. Il leader dell’opposizione parla di “riforme a beneficio” del Paese, perché “il solo nemico è il regime dei Thaksin”.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - È di un poliziotto morto, diversi feriti e almeno un centinaio di arresti per violazione alla legge sullo stato di emergenza il bilancio (ancora provvisorio) di una giornata di scontri a Bangkok, capitale della Thailandia. A fronteggiarsi le forze dell'ordine e le "Camicie gialle", i manifestanti anti-governativi vicini all'opposizione democratica. Dal novembre scorso essi sono scesi in piazza per chiedere la cacciata del governo della premier (ad interim) Yingluck Shinawatra e la formazione di un "Consiglio del popolo" per avviare le riforme e "sradicare l'influenza del regime dei Thaksin". Questa mattina gli agenti sono intervenuti per cercare di riconquistare le sedi ministeriali e gli edifici governativi occupati nelle ultime settimane dai dimostranti; l'esecutivo intende riprendere il controllo della situazione entro la fine della settimana. 

Ieri migliaia di persone si sono radunate all'esterno della sede del Primo Ministro, cuore del potere esecutivo in Thailandia, divenuto l'obiettivo primario (e simbolo) della protesta. All'alba la polizia ha avviato una trattativa con i manifestanti, accorsi in massa per isolare la zona. In seguito sono divampate le prime violenze, che hanno interessato un quartiere centrale di Bangkok. Un poliziotto è rimasto ucciso negli scontri, almeno 40 i feriti (secondo fonti ospedaliere). In diversi punti della capitale sono stati esplosi colpi di arma da fuoco, anche se non sono chiare le responsabilità. 

Finora le forze dell'ordine avevano cercato di scongiurare l'uso della forza, permettendo a più riprese ai manifestanti di violare gli ingressi di sedi governative nel tentativo di stemperare la tensione. Rivolgendosi alla polizia, stamane il leader degli anti-governativi Suthep Thaugsuban ha dichiarato di non voler combattere "per impossessarsi del potere" e ha aggiunto che le riforme andranno a beneficio "dei vostri figli e dei vostri nipoti". "Il solo nemico - ha aggiunto - è il regime dei Thaksin".  

Le manifestazioni degli anti-governativi (un mix di esponenti della classe media, monarchici e abitanti del sud) sono le più imponenti dal 2010, quando il regno è stato sconvolto da una serie di rivolte di piazza concluse con un bagno di sangue e la morte di 90 civili. Obiettivo delle sommossa le dimissioni del governo guidato dalla premier Yingluck Shinawatra, accusata di essere un "pupazzo" nelle mani del fratello Thaksin, multimiliardario ed ex Primo Ministro, in esilio per sfuggire a una condanna a due anni di carcere. Egli è inviso anche da molti esponenti vicino alla monarchia, che temono voglia attentare al sistema istituzionale del Paese in un momento di particolare fragilità per le precarie condizioni di salute dell'86enne re Bhumibol Adulyadej. 

Il 2 febbraio scorso si sono svolte in gran parte del Paese le elezioni politiche, boicottate dal Partito democratico di opposizione, che hanno sancito la vittoria (scontata) del Pheu Thai Party degli Shinawatra; tuttavia, le consultazioni non sono ancora chiuse perché mancano all'appello alcune province del sud, roccaforte democratica, in cui i seggi non si sono nemmeno aperti.