Putin ferma le manovre lungo il confine con l'Ucraina, mentre Yanukovich gli chiede di invadere il Paese
La decisione del presidente russo annunciata oggi. Il deposto capo di Stato ucraino chiede l'intervento dell'esercito di Mosca perché "la vita e la sicurezza della popolazione, specialmente nella parte meridionale della Crimea, sono minacciate" e il Paese "è sull'orlo della guerra civile".

New York (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinate alle truppe che stavano prendendo parte alle manovre lungo il confine dell'Ucraina di rientrare nelle loro basi permanenti. La notizia, diffusa stamattina dall'agenzia russa RIA Novosti, che cita il portavoce del presidente, Dmitry Peskov, potrebbe abbassare la tensione internazionale, aggravata, ieri, dalle dichiarazioni dell'inviato di Mosca all'Onu, Vitaly Churkin. Churkin aveva mostrato una lettera del deposto presidente ucraino Viktor Yanukovich che chiede alla Russia un intervento militare in Ucraina per "ristabilire l'ordine".

La decisione presa da Putin oggi, se confermata dai fatti - ufficiali di confine ucraini negano che le truppe russe si stiano ritirando - giunge dopo una giornata che ha visto salire la tensione a cause della notizia, in parte smentita, di un ultimatum ad arrendersi rivolto dall'esercito russo ai comandanti delle basi ucraine in Crimea, che aveva fatto temere l'inizio di uno scontro a fuoco.

A diffondere la notizia era stata l'agenzia russa Interfax, secondo la quale, l'ordine di arrendersi era stato dato alle forze ucraine dal comandante della flotta russa in Crimea, Alexander Vitko. La stessa agenzia, poco dopo, riportava la dichiarazione di un ufficiale del comando della flotta che negava l'ultimatum.

In questo quadro, ad aggravare la situazione erano giunte le affermazioni di Churkin, per il quale la richiesta di un intervento militare russo in Ucraina veniva "dal rappresentante  legittimamente eletto" di Kiev, secondo il quale il Paese "è sull'orlo della guerra civile". Yanukovich, secondo l'inviato russo, avrebbe scritto che "la vita e la sicurezza della popolazione, specialmente nella parte meridionale della Crimea, sono minacciate" e che ci sono "chiari atti di terrore e violenza". Considerazioni non molto lontane dall'affermazione fatta dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov che, parlando al Consiglio Onu per i diritti umani, a Ginevra, aveva spiegato l'intervento in Crimea come un atto per difendere i cittadini russi.

Dagli Stati Uniti, il portavoce del Pentagono da una parte affermava che "non ci sono cambiamenti nel nostro atteggiamento militare in Europa o nel Mediterraneo, e dall'altra annunciava la sospensione degli accordi militari tra Usa e Russia, che comprendono esercitazioni, incontri bilaterali, visite nei porti e conferenze.