Cina, rallentano produzione industriale e spesa al dettaglio: i mercati oscillano
L'economia nazionale tiene, ma continua a scivolare verso il basso rispetto alle previsioni. Frenano anche gli investimenti ad asset fissi, come le infrastrutture, necessari per la creazione di posti di lavoro e per la circolazione monetaria. Hong Kong e Shanghai in attesa della conclusione dell'Anp per iniziare a contrattare sui titoli cinesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Mentre vicino a piazza Tiananmen si svolge la giornata conclusiva dell'Assemblea nazionale del Popolo, i dati economici rilasciati dall'Ufficio nazionale di statistica mostrano una nuova contrazione per l'economia cinese. La produzione industriale di gennaio e febbraio è cresciuta dell'8,6 %, mentre la vendita al dettaglio - un fattore chiave per la spesa al dettaglio, settore economico che il governo vuole ingrandire il più possibile - ha registrato un +11,8 % rispetto allo scorso anno.

Anche se in termini assoluti i numeri sono buoni, mostrano una contrazione rispetto alle previsioni: 9,5 % per la produzione industriale e 13,5 per la vendita al dettaglio. Male anche gli investimenti ad asset fissi - le "immobilizzazioni", come le infrastrutture, necessarie per la creazione di posti di lavoro e per la circolazione della moneta sul piano nazionale - che crescono del 17,9 % contro i 19,4 punti del 2013.

I mercati asiatici hanno preso male la notizia: sono calati sia l'Hang Seng di Hong Kong che i listini di Shanghai, anche se analisti e investitori aspettano la conclusione dell'Assemblea nazionale del Popolo per iniziare le contrattazioni sui titoli cinesi.

Proprio nel suo discorso inaugurale all'Assemblea - il "Parlamento" cinese, chiamato a legittimare le decisioni prese dal Politburo - il premier Li Keqiang aveva sottolineato che la crescita economica resta fissata al 7,5 % anche per questo 2014. Il primo ministro ha dichiarato che la Cina "porterà avanti le previste riforme fiscali e finanziarie, necessarie per liberare l'economia nazionale dalla dipendenza dagli investimenti a lungo termine [le "immobilizzazioni", come quelli nel settore immobiliare e delle infrastrutture nda] che al momento guidano la crescita economica ma al contempo fanno crescere il rischio di una dannosa bolla nel mercato delle proprietà"