Seoul (AsiaNews) - Yaso "è il re inviato per salvare il mondo, e Dusa è il nome del nostro Signore celeste, che dopo l'incarnazione verrà chiamato Cheonju. Dusa ha creato il cielo, la terra e tutte le cose che vi si trovano sopra: prima erano una massa informe". Con queste parole, il grande letterato coreano Lee Deok-mu ha descritto per i suoi contemporanei del XVIII secolo la fede cattolica. Il suo libro, un commentario ai testi di Matteo Ricci, è la base su cui poggia la fede di Paolo Yun Ji-chun, il primo dei martiri che saranno beatificati da papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Corea del Sud.
I testi di Lee sono stati pubblicati oggi dal sito del governo, Korea.net, che ha scelto la chiave storica per illustrare la penetrazione cristiana nel Paese e commentare la prossima visita del pontefice. Giorni fa mons. Pietro Kang U-il, vescovo di Cheju e presidente della Conferenza episcopale coreana, aveva dichiarato ad AsiaNews che "anche i non cristiani nella nostra società sono attratti dal Papa. Credo che la sua visita rilancerà l'evangelizzazione del Paese".
Per prepararsi a questa visita, la Conferenza episcopale del Paese terrà una riunione plenaria dal 24 al 28 marzo a Seoul. Saranno discussi gli appuntamenti del Papa, la preparazione tecnica e pratica per l'evento e le iniziative da intraprendere prima dell'arrivo di Francesco. I vescovi puntano molto sull'aspetto storico del cattolicesimo coreano, dato che i primi laici - senza l'aiuto dei missionari stranieri - erano tutti membri dell'alta società reale.
Lee Deok-mu, nato a Seoul nel 1794, non fa parte della lista dei nuovi beati. Nato da una concubina reale, vive in povertà fino alla riforma del re Youngjo, che permette anche ai mezzo-sangue (nati da un membro della famiglia reale e una moglie non ufficiale) di servire la Corte. Nel corso della sua vita visiterà la Cina della dinastia Qing e rimarrà affascinato dai libri sulla "saggezza dell'Ovest". In particolare, studia le opere di Matteo Ricci e il suo libro "Genuina nozione del Signore del Cielo". Tornato in patria, scriverà una sua versione dell'opera.
Yaso è "Cristo", mentre Dusa è il Padre: la translitterazione dei caratteri è quella del coreano del XVIII secolo. Scrive Lee: "Il primo essere umano, Ahdang (Adamo), ha seguito le parole di Ahmal (Satana) e ha rinnegato Dusa. Per questo Dusa è sceso sulla Terra il 57mo giorno (Gyeongshin) del secondo anno del regno dell'imperatore Ae, della dinastia Han. Era il 57mo anno dopo la fondazione di Silla quando, secondo le parole di Eemadu (Matteo) scritte nel Paese di Yeodeokahguk (la Giudea), la Vergine Maria ha generato Yaso (Gesù)".
Yaso, riprende il letterato, "vivrà sulla Terra per 33 anni, spiegando con le parole e i gesti il Giusto Cammino. Verrà accusato dal malvagio Banjakbillalda (Ponzio Pilato) e sotto false accuse condannato a morte. Resuscita dopo tre giorni dalla morte, vive altri 40 giorni e completa la sua opera di redenzione del mondo". Nel testo Lee spiega anche il Vaticano e la figura del Papa con parole molto elogiative: il suo intento è quello di paragonare il "nobile potere spirituale" del pontefice a quello terreno delle dinastie asiatiche, sottolineando la necessità di tenere distinti Stato e Chiesa.
Le sue opere formano il proto-catechismo dei primi cattolici coreani. Anche se non è chiaro se Lee si sia o meno convertito, di sicuro non è morto martire. Ma la sua sapienza e il suo amore per le lettere lo hanno fatto divenire uno degli eruditi più stimati di tutto il Regno Joseon.