Islamabad, strage al mercato: 23 morti e 39 feriti per lo scoppio di una bomba
L’ordigno era piazzato all’interno di una cassa di frutta. L’esplosione è avvenuta alle prime ore del mattino. Testimoni oculari parlano di “sangue e brandelli sparsi dappertutto”. Non si conoscono al momento gli autori e obiettivi dell’attacco. Scade domani la fragile tregua tra governo e talebani nel contesto dei colloqui di pace.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 23 morti e 39 feriti il bilancio - tuttora provvisorio - della potente esplosione che ha colpito oggi un mercato di frutta e verdura nella periferia di Islamabad. La deflagrazione è avvenuta nelle prime ore della mattinata, mentre i commercianti si preparavano a disporre la merce sui banchi, in attesa dei clienti. La scena che si è presentata ai soccorritori è terribile, con vestiti impregnati di sangue e pezzi di membra umane sparsi in un raggio di decine di metri in tutta la zona del mercato, situato nella zona di confine fra la capitale del Pakistan e la città gemella, Rawalpindi. Secondo le prime ricostruzioni fornite dagli investigatori, la bomba sarebbe stata piazzata all'interno di una cassa di frutta contenente guava. 

L'attentato di oggi segue l'attacco bomba avvenuto ieri nella provincia del Balochistan, nel sud-ovest del Paese, per mano della guerriglia separatista, che ha provocato 13 morti e decine di feriti. Escluso un episodio di sangue avvenuto il mese scorso, gli esperti fanno notare come siano rari gli attacchi nella capitale che, negli ultimi mesi, ha potuto vivere un periodo di relativa calma. Fonti locali parlano di "parti di corpi umani sparsi dappertutto". La polizia ha passato al setaccio tutte le casse e gli imballi di frutta e verdura, per escludere la presenza di altri ordigni. "Il sangue ha ricoperto tutta l'area" ha dichiarato un altro commerciante. 

Rawalpindi è la città in cui si trova il quartier generale del potente esercito pakistano e già in passato si erano verificati attentati poco distanti la zona, con il proposito di lanciare proprio un avvertimento ai militari impegnati in operazioni di guerra contro i talebani. Tuttavia, in questo caso l'esplosione si è verificata in una zona distante dagli edifici dell'esercito e non è dato sapere al momento quali fossero i reali obiettivi degli attentatori. 

In queste settimane il governo pakistano ha avviato una serie di colloqui di pace con i talebani, nel tentativo di interrompere la spirale di violenza e terrore che ha martoriato il Paese negli ultimi anni. Bombe e attacchi mirati hanno preso di mira obiettivi sensibili del governo, caserme militari, centri di addestramento della polizia, mercati e luoghi di culto, fra cui chiese e moschee. Nei giorni scorsi i guerriglieri islamisti hanno annunciato una tregua, che dovrebbe rimanere in vigore fino a domani 10 aprile. Tuttavia, sono dozzine i gruppi combattenti che operano sul territorio e che non sono interessati a un accordo con le autorità centrali. Peraltro, nel contesto delle trattative i talebani chiedono il rilascio di centinaia di prigionieri, il ritiro dell'esercito in molte zone tribali al confine con l'Afghanistan e l'introduzione della legge islamica (sharia) nel Paese.

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, ma negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation e che ha investito soprattutto i musulmani sciiti e i cristiani.