Cheju (AsiaNews) - Il governo sudcoreano ha arrestato 2 sacerdoti, una suora e un fedele laico della diocesi di Cheju con l'accusa di "interferire nello svolgimento dell'attività di polizia". Gli agenti hanno portato il gruppo in galera perché stava manifestando in maniera pacifica contro la costruzione della base navale sull'isola di Jeju. Il tema è molto sentito dalla popolazione locale, che non vuole un altro avamposto militare sul proprio territorio: il vescovo della diocesi mons. Pietro Kang U-il ha più volte sostenuto il loro impegno, definendo l'isola "una terra di pace che deve rimanere in pace".
L'arresto è avvenuto lo scorso 7 aprile: gli agenti hanno fermato il sacerdote gesuita p. Kim Seunghwan, p. Moon Junghyun, suor Roserina e un fedele di nome Lee Jonghwa. La religiosa e il laico sono stati rilasciati nel pomeriggio, mentre i 2 sacerdoti sono rimasti in carcere per due giorni: "Grazie a Dio - dice ad AsiaNews mons. Kang - sono stati liberati. Il p. Kim è stato trattato come un pacco postale, e si è lamentato di quanto avvenuto. Ma ora sono tutti a casa".
Il video dell'arresto è stato trasmesso dalla HaniTv e poi diffuso dagli abitanti locali. Nel filmato si vedono decine di agenti che trascinano via i 4: anche se non si vedono violenze, un sacerdote locale dice che la polizia "si fa sempre più arrogante e non cerca neanche più il dialogo. Prende e porta via le persone".
Su quest'isola, che si trova nella parte sud del Paese, il governo sudcoreano ha intenzione di costruire una base per i marines nazionali e per quelli statunitensi. Il piano venne annunciato una prima volta nel 1993, durante la presidenza di Kim Young-sam. Nel 2007, il governo ha scelto il villaggio Gangjeong come sito per la costruzione. Il capo del villaggio, Yoon Tae-jun, dà il suo assenso il 24 aprile 2007: due giorni dopo, una "votazione generale" a cui partecipano solo 87 abitanti sui 1000 aventi diritto di voto conferma la scelta.
Da allora è iniziato un forte braccio di ferro fra la popolazione locale e il governo. Una serie di "messe per la pace", catene umane, attivisti incatenati e altre proteste popolari hanno cercato di rallentare la costruzione della base, che tuttavia sembra continuare. Due sacerdoti sono stati incarcerati nel 2011 per il loro sostegno alla protesta, e sono stati rilasciati dopo un lungo periodo di detenzione. Un laico arrestato all'epoca, invece, è ancora in carcere, ma sarà liberato tra pochi giorni. Nel villaggio vivono un sacerdote gesuita (p. Kim) e un fratello laico, sempre gesuita, che curano la comunità cattolica.
Proprio il sacerdote arrestato celebra da mesi una messa davanti all'ingresso del cantiere. Lo scorso 7 aprile, per impedirlo, le autorità hanno posto un camion sul luogo dove si trova l'altare provvisorio (v. foto). Il p. Kim ha celebrato lo stesso la funzione, ma poi è stato portato via.
Per denunciare l'arresto, la riunione dei cittadini del villaggio Gangjeong ha rilasciato una dichiarazione in cui denunciano la polizia per aver creato in maniera deliberata una situazione di tensione. Anche la Commissione nazionale Giustizia e Pace ha criticato l'avvenuto: "Si tratta di un abuso dell'autorità governativa. La polizia sta disturbando con ogni mezzo l'attività dei sacerdoti che lavorano per la pace".