Malaysia, avvocati contro il Consiglio islamico che vuole vietare la Bibbia negli hotel
I legali chiedono di ignorare la direttiva emanata dal Muip. Essa impone alle strutture pubbliche di rimuovere materiale religioso non musulmano, fra cui la Bibbia, da camere e spazi comuni. Il Consiglio islamico non ha “autorità giuridica” in materia e non può fornire direttive. Ma è il segnale di una crescente intolleranza religiosa.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) - Un gruppo di avvocati e giuristi malaysiani lanciano un appello ai gestori degli hotel di Pahang - terzo Stato in ordine di grandezza della Malaysia - chiedendo loro di ignorare la direttiva emanata nei giorni scorsi dal Consiglio islamico locale. Essa imponeva a tutte le strutture pubbliche della zona di "rimuovere" materiale religioso "non musulmano", compresa la Bibbia, dalle camere o dagli spazi comuni. Per i legali esperti di diritto pubblico e costituzionale, infatti, il Pahang Islamic and Malay Customs Council (Muip) non ha alcuna "autorità giuridica" in materia e non può fornire direttive vincolanti a singoli individui o esercizi pubblici. 

L'avvocato Razlan Hadri Zulkifli conferma che gli albergatori possono "tranquillamente ignorare" la lettera inviata dal Muip, perché esso "non ha alcuna giurisdizione" nei loro riguardi. "Essi non possono compiere raid - aggiunge in un'intervista a The Malaysian Insider - per sequestrare materiale religioso non musulmano come la Bibbia". 

Nelle scorse settimane è emerso che l'organismo religioso di Stato ha inviato una lettera a 147 hotel di Pahang, avvertendo che quanti violavano la direttiva sarebbero stati passibili di azione legale. In caso di condanna, la pena può arrivare fino a due anni di galera e/o una multa in denaro. Tuttavia, gli esperti di legge ribadiscono che è il Muip a rischiare la denuncia, se i suoi elementi compiono raid (non autorizzati) nelle strutture pubbliche per sequestrare materiale religioso non islamico. 

Gli attacchi contro la comunità cristiana, che hanno portato fra gli altri al sequestro di 300 Bibbie nel gennaio scorso, sono originati dalla controversa sentenza della Corte di appello dell'ottobre scorso, che impedisce al settimanale cattolico Herald Malaysia di usare la parola "Allah". All'indomani della sentenza, alcuni funzionari del ministero degli Interni hanno bloccato duemila copie della rivista dell'arcidiocesi di Kuala Lumpur all'aeroporto di Kota Kinabalu, nello Stato di Sabah. Il sequestro era "giustificato" dalla necessità di verificare se la pubblicazione fosse "conforme" al dispositivo emesso dai magistrati e "non vi fosse un uso illegittimo della parola Allah".

In Malaysia, nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall'inizio, il termine "Allah" era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale