Kiev (AsiaNews) - In modo inaspettato, il presidente russo Vladimir Putin ha cambiato i suoi toni sulla questione ucraina. Incontrando ieri Didier Burkhalter, presidente dell'Osce (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), egli ha domandato ai separatisti dell'est-Ucraina di posporre un referendum sull'autonomia della regione e ha dichiarato il ritiro delle truppe russe dai confini. In più, egli ha espresso sostegno positivo alle elezioni presidenziali ucraine, che si dovrebbero tenere il 25 maggio prossimo.
Sebbene il Pentagono non confermi il ritiro delle truppe, le dichiarazioni di Putin sono in qualche modo strabilianti. Solo alcuni giorni fa l'amministrazione russa riteneva le elezioni in Ucraina "un'assurdità" e il governo di Mosca ha sostenuto e difeso in ongi modo le azioni dei separatisti, prima in Crimea, poi nell'est dell'Ucraina.
Fra gli osservatori si riflette su questi cambiamenti di toni. Alcuni li attribuiscono alla maggiore decisione di Usa e Unione europea nel minacciare ulteriori sanzioni economiche contro personaggi russi e compagnie
Altri osservatori fanno notare che proprio la zona est dell'Ucraina ha bisogno di distensione perché sia Mosca, sia Kiev dipendono dalle industrie lì situate.
Tali industrie sono industrie di armi: più di 50 compagnie lavorano a produrre pezzi di aerei, motori di elicotteri, software e hardware per strumenti di combattimento. Il patto commerciale di 15 miliardi di dollari firmato da Putin con Viktor Janukovic, l'ex presidente ucraino, comprendeva anche accordi di forniture militari. Più di metà dell'arsenale nucleare russo è stato costruito in Ucraina o è dotato di strumenti di navigazione ucraini.
La speranza di Putin - espressa alcuni giorni fa - è che "non si interrompa la cooperazione", che potrebbe rendere inutile molta parte del suo sistema di difesa.
Allo stesso tempo, l'Ucraina, che sta lottando per mantenere a galla la sua economia, non può fare a meno degli introiti della sua industria bellica, le cui esportazioni raggiungono 1,3 miliardi di dollari l'anno.
Secondo Siemon Wezeman, ricercatore del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), se le forniture ucraine alla Russia si fermano, ci sarebbero "seri problemi con alcuni sistemi di armamenti". Secondo l'istituto scandinavo, l'Ucraina è l'8° produttore al mondo di armi e la Russia è il quarto cliente dei prodotti ucraini, dopo Cina, Etiopia, Pakistan.
Almeno l'80% delle testate nuclari russe sono innestate in missili disegnati o prodotti in Ucraina fin dai tempi dell'Unione Sovietica. Per prevenire blocchi a queste forniture, è probabile che Putin si dia da fare per trovare una soluzione pacifica alla crisi.