Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il partito del premier Nouri al-Maliki è avviato a vincere le elezioni parlamentari che si sono tenute a fine aprile in Iraq, ma con uno scarto inferiore alle attese e che non gli permetterà di comporre una maggioranza autonoma. È quanto emerge dai primi risultati ufficiali diffusi dalla Commissione elettorale, secondo cui l'Alleanza per lo Stato di diritto del Primo Ministro uscente (sciita) ha ottenuto 92 dei 328 seggi della Camera bassa; i due principali rivali nel campo sciita, Muwatin di Ammar al-Hakim e il movimento Ahrar fedele a Moqtada al-Sadr hanno ottenuto un totale di 57 seggi.
Il 63enne Al-Maliki punta al terzo mandato, nonostante le resistente interne e le opposizioni degli altri partiti che premono per un rinnovamento della classe dirigente e lo accusano di non aver saputo fermare l'ondata di violenze che ha insanguinato il Paese e causato oltre 3.500 morti nell'ultimo anno.
Oltre 9mila candidati e 276 partiti politici si sono presentati al voto del 30 aprile, il primo dal ritiro delle truppe americane nel 2011. Ieri la Independent High Electoral Commission (Ihec) ha riferito che si sono recati alle urne il 62% degli oltre 22 milioni di aventi diritto. L'Alleanza per lo Stato di diritto è in testa in 10 su 18 province del Paese, per un totale di 92 seggi; secondo il Muwatin con 29 e terzo Ahrar con 28.
Il blocco Mutahidoun guidato dal Presidente del Parlamento uscente, il sunnita Osama al-Nujaifi, ha ottenuto 23 seggi e la lista dell'ex premier Iyad Allawi (Wataniya) 21. La lista Arabiya dell'ex vice-premier sunnita Saleh al-Mutlaq ha conquistato 10 seggi.
Secondo quanto riferisce la tv di Stato Iraqiya, il presidente della Ihec ha confermato che le elezioni sono da considerare "credibili", sebbene siano stati annullati i voti di 300 seggi per violazioni di varia natura; al contempo, oltre mille scrutinatori sono stati cacciati per tentativi di manipolazione del risultato. Non si è potuto votare in un terzo della provincia occidentale di Anbar, dove miliziani sunniti e militanti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) controllano Falluja e parte di Ramadi.
I negoziati per la formazione del nuovo governo richiederanno diverso tempo; nel 2010, in occasione della precedente tornata elettorale, sono serviti oltre 10 mesi di trattative per dar vita al nuovo esecutivo. I risultati sembrano però confermare la possibilità di un terzo governo guidato dal premier uscente al-Maliki, capace di garantire in passato il sostegno degli Stati Uniti pur avendo legami storici con l'Iran, anche se si fa più consistente l'opposizione degli arabi sunniti nell'ovest e dei curdi al nord.