Tamil del nord sfidano il governo e ricordano p. Sara, morto durante la guerra civile
di Melani Manel Perera
Nonostante i divieti delle autorità, la comunità di Uruthirapuram (distretto di Kilinochchi) ha celebrato una messa in memoria di p. Mariampillai Sarathjeevan. Era uno degli otto sacerdoti rimasti con le comunità del nord alla fine del conflitto etnico. È morto il 18 maggio 2009, ultimo giorno di guerra, stremato da settimane senza cibo né acqua.

Colombo (AsiaNews) - Sfidare i divieti del governo con una messa speciale per ricordare p. Mariampillai Sarathjeevan e le altre vittime della trentennale guerra civile che ha insanguinato lo Sri Lanka. È accaduto il 17 maggio scorso - ma solo in questi giorni si è avuta notizia - a Uruthirapuram (distretto di Kilinochchi), nel nord del Paese, dove sacerdoti, religiosi, familiari, amici e fedeli hanno voluto commemorare questo giovane prete di etnia tamil che è rimasto fino alla fine al fianco della sua comunità. Nonostante i blocchi imposti dalle autorità e la massiccia presenza di militari e forze dell'ordine, in tanti si sono radunati in preghiera di fronte al monumento costruito in sua memoria e vi hanno posto ghirlande di fiori (v. foto).

Era il 18 maggio del 2009, ultimo giorno di una guerra civile durata quasi 30 anni, quando padre Sara, come lo chiamavano i suoi fedeli, è morto per un attacco di cuore a soli 41 anni. Stremato da settimane senza cibo né acqua, si è spento mentre portava via la sua comunità da una delle no fire zone del Paese, dove migliaia di persone - incluse donne e bambini - sono state massacrate dalle forze armate.

In occasione del quinto anniversario della fine della guerra contro le Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam, Ltte), Colombo ha deciso di organizzare le celebrazioni ufficiali a Matara, nel sud del Paese, alla presenza del presidente e delle alte cariche dello Stato. Nel nord invece - dove si sono consumati i momenti più duri del conflitto, perché popolato da tamil - le forze di sicurezza e la polizia hanno bloccato l'accesso a numerosi luoghi di culto ed edifici, impedendo le commemorazioni in memoria delle vittime del conflitto.

 "Due giorni prima della commemorazione - racconta p. Terence Fernando ad AsiaNews - alcuni soldati sono giunti alla chiesa di St. Fatima a Uruthirapuram e hanno interrogato il parroco, chiedendo se da fuori stava venendo qualcuno per partecipare al nostro evento. Poi il 17 molti militari sono stati disposti lungo la strada tra Kilinochchi e Uruthipuram, per controllare chi arrivava".

"È dal 2009 - denuncia p. Terence - che il governo e le popolazioni del sud celebrano la 'Giornata della vittoria' il 18 maggio, mentre chi vive nel nord non può ricordare i propri cari morti e uccisi durante la guerra. Le forze armate hanno dissacrato e distrutto i cimiteri dove erano sepolte migliaia di persone cadute durante il conflitto; hanno impedito di costruire monumenti anche piccoli. Invece hanno eretto un museo della guerra e speciali monumenti, in particolare nei campi di sterminio dei distretti di Kilinochchi e Mullaithivu, trasformandoli in attrazioni per turisti".

Nonostante le difficoltà e l'ambiente "repressivo", aggiunge il sacerdote, "la popolazione locale è riuscita a costruire questo piccolo memoriale vicino alla chiesa di Uruthirapuram, dove p. Sarathjeevan ha servito come parroco. L'abbiamo presentato il 18 maggio 2010, e da allora ogni anno ci incontriamo qui per ricordare e onorare quel buon pastore e quanti sono morti in guerra".

Nato nel piccolo villaggio di Bogawanthalawa il 13 maggio 1968, p. Sara era figlio di due insegnanti. Segue i genitori nei loro spostamenti di lavoro fino a Jaffna, la loro città natale, dove studia al St. Patrick's College e nel 1993 entra nel seminario minore di St. Martin. Completa gli studi filosofici e teologici nel seminario maggiore di St. Francis Xavier. Il 14 maggio 2003 viene ordinato sacerdote. Nel marzo 2005 diventa parroco della chiesa di St. Fatima a Uruthirapuram. Con l'aumentare delle violenze la sua comunità viene sfollata, ma p. Sara decide si seguirla. Intanto, il governa ordina a tutte le ong, inclusa la Croce Rossa e all'Alto commissariato Onu per i rifugiati, di abbandonare le zone di guerra. Insieme ad altri otto sacerdoti, p. Sara è l'unico a restare con i suoi, fino al giorno della sua morte.