Indonesia: i vescovi chiedono un "voto responsabile" alle presidenziali
di Mathias Hariyadi

In vista dell'appuntamento del 9 luglio, quando il Paese sceglierà il suo nuovo leader, la Conferenza episcopale invita i fedeli a esercitare i “diritti civili” recandosi alle urne. I prelati tracciano “linee guida morali” e chiedono scelte consapevoli e intelligenti. Un richiamo ai valori della democrazia, ai Pancasila e alla Costituzione del 1945.

Jakarta (AsiaNews) - In vista delle elezioni presidenziali del 9 luglio, la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) lancia un appello ai cattolici perché esercitino i propri "diritti civili" recandosi alle urne e votando secondo coscienza il nuovo capo di Stato e il suo vice. I prelati tracciano alcune "linee guida morali" in vista del voto e, come già successo in occasione delle parlamentari dello scorso aprile, invitano i fedeli a scelte consapevoli e intelligenti. In particolare, essi invitano a studiare la vita e la carriera politica dei candidati e il loro "portafoglio professionale"; vi è anche un richiamo a vegliare sulla regolarità del voto e verificare che non vi siano manipolazioni.

Per i vertici della Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) i futuri leader dovranno possedere una integrità morale tale da consentir loro di svolgere al meglio il compito che li attenderà, di guide della nazione. Per questo i prelati chiedono ai fedeli consapevolezza e analisi dei diversi candidati, in particolare quando hanno ricoperto - o se ricoprono - incarichi pubblici. 

A sfidarsi all'ultimo voto saranno la coppia formata dal governatore di Jakarta Joko "Jokowi" Widodo e dal vice Jusuf Kalla, ex numero due dell'attuale presidente Susilo Bambang Yudhoyono al primo mandato, e il gen. Prabowo Subianto e il vice Hatta Radjasa. I sondaggi danno la prima coppia in leggero vantaggio, ma la partita è aperta e potrebbe decidersi all'ultimo voto. 

I vescovi indonesiani spiegano che i politici che ambiscono a incarichi di livello nazionale devono mostrare il desiderio di servire gli altri, piuttosto che sfruttare la posizione per il proprio interesse personale. A tutti i cattolici, i prelati chiedono infine di guardare a chi mantiene alti i principi e i valori della democrazia, per difendere i Pancasila (i pilastri sui quali si fonda la nazione) e la Costituzione del 1945. Fra le altre priorità, ridurre la disoccupazione, proteggere i lavoratori migranti e promuovere la tolleranza fra i vari gruppi etnico-religiosi. 

L'Indonesia è la nazione musulmana (sunnita) più popolosa al mondo (l'86% professa l'islam) e, pur garantendo fra i principi costituzionali le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa sempre più teatro di violenze e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 5,7% della popolazione, i cattolici poco più del 3%, l'1,8% è indù e il 3,4% professa un'altra religione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam, come ad Aceh.