Donetsk, il vescovo invita a una settimana di digiuno per la pace
Il metropolita Hilarion, della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca, ha preso le distanze dalle parti in conflitto nell'Est e ha ammonito: "Non ci possono essere benedizioni per chi viola il comandamento che dice di non uccidere"

Mosca (AsiaNews) - In risposta alle ostilità che continuano nell'est dell'Ucraina, la diocesi di Donetsk della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca ha annunciato una settimana di digiuno per la pace. Il metropolita di Donetsk e Mariupol, Hilarion, ha invitato i fedeli a "intensificare la preghiera e osservare il digiuno dal 2 al 7 giugno per la fine del conflitto armato". Lo ha fatto sapere il servizio stampa della diocesi, citato dal sito di informazione Portalcredo.ru.

Di recente il metropolita aveva condannato lo spargimento di sangue in atto nelle regioni orientali, teatro dello scontro tra i separatisti filorussi e l'esercito di Kiev. ''La Chiesa non ha il diritto di sostenere nessuna parte in questa guerra fratricida e non ci possono essere benedizioni per chi viola il comandamento non uccidere'', aveva detto in un messaggio alla comunità. "Chi viola i comandamenti di Dio - aveva aggiunto - con confronto armato, rabbia, propaganda menzognera e spietatezza si condanna al Giudizio di Dio".

La diocesi di Donetsk sta raccogliendo aiuti, soprattutto medicinali, per la popolazione della regione e a inizio giugno ha distribuito soprattutto insulina per i diabetici arrivata da una diocesi di Toronto.

Intanto, mentre si attende il 7 giugno l'insediamento ufficiale del neo presidente Petro Poroshenko, le autorità ucraine hanno chiuso parzialmente i confini orientali con la Russia per impedire l'arrivo di armi e militanti nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Mosca ha risposto con indignazione: "Invece di aprire questi confini per tutti coloro che desiderano lasciare l'area delle azioni militari, essi vengono chiusi. E' assolutamente offensivo e inaccettabile", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri russo, Aleksandr Lukashevich.

Secondo il premier di Mosca, Dmitri Medvedev, la situazione umanitaria creata dall'esodo di massa di profughi dall'ex repubblica sovietica oltre il confine con la Russia è "senza precedenti". Vasily Golubev, governatore della regione russa di Rostov - lungo la frontiera - ha proclamato lo stato d'emergenza per l'afflusso di decine di migliaia di rifugiati, realtà la cui esistenza Kiev continua a negare. "Si rifiutano di vedere qualsiasi problema umanitario. Addirittura dicono che non ci sono profughi. E' una menzogna", ha denunciato Medvedev riferendosi al governo ucraino. (N.A.)