Sri Lanka, il grido di una madre: Mio figlio, ucciso dalla polizia per difendere i suoi compagni
di Melani Manel Perera
In un'intervista ad AsiaNews Mary Swarnakanthi parla del figlio Roshen, morto a 21 anni mentre partecipava a una manifestazione nella Zona di libero commercio, dove faceva l'operaio. Un ragazzo cattolico "dal cuore buono e gentile, responsabile, che non aveva pregiudizi, né compiva discriminazioni". La donna chiede "giustizia e indagini appropriate per quanto accaduto".

Colombo (AsiaNews) - "Mio figlio non è morto: è stato ucciso dalla polizia. Sono orgogliosa del mio ragazzo perché ha sacrificato la sua preziosa vita per i suoi colleghi". Parla Mary Swarnakanthi (v.foto), madre di Roshen Chanaka, 21enne operaio cattolico della Zona di libero commercio (Free Trade Zone, Ftz) a Katunayake, deceduto il 30 maggio 2011 in seguito agli scontri con le forze dell'ordine. Il 1mo giugno scorso, come ogni primo giorno di ogni mese da quando il giovane è morto, la donna ha partecipato a una commemorazione in sua memoria, organizzata proprio dove è stato ucciso. In quell'occasione, AsiaNews ha intervistato la signora Swarnakanthi.

Da quando Roshen è morto, tutti in Sri Lanka conoscono suo figlio. Perché è diventato famoso e, da madre, come si sente a riguardo?

A essere onesta, sono molto orgogliosa di mio figlio, e felice quando penso a lui. Questo perché non è morto, ma è stato ucciso. Ucciso per una ragione importante: perché [difendeva] il bene di tutti i lavoratori della Ftz. Credo che egli potesse soddisfare i bisogni dei lavoratori proprio come faceva con la volontà di Dio. Come madre, questo mi rende felice per mio figlio. D'altra parte, sono molto triste, perché se lui fosse qui oggi sarebbe un grande sostegno per la nostra famiglia. Quando è nato, il 18 settembre del 1989, avevamo la speranza che lui, quando saremmo stati vecchi, avrebbe potuto prendersi cura di noi. Così non è stato. Ma nonostante ciò, possiamo decidere di pensare che lui ha fatto una grande cosa, come giovane cattolico. Gesù ci ha dato le sue benedizioni, chiedendoci di essere forti quando pensiamo al suo atto coraggioso.

Roshen ha iniziato a lavorare nella Ftz nel gennaio 2011. Dopo appena quattro mesi è morto, sacrificando la sua vita e il suo lavoro. Aveva un motivo particolare per iniziare a lavorare lì?

Dopo la scuola ha frequentato un corso di formazione a Colombo. Inoltre aiutava suo padre nel piccolo laboratorio casalingo di saldatura. Dopo il corso ha ottenuto un diploma e ha iniziato a cercare un lavoro. Non trovando un'occupazione adatta, ha iniziato a lavorare nella fabbrica della Gsl Global, dove è rimasto fino a quando è stato ucciso. Roshen ha sempre voluto aiutare me e mio marito nei lavori di casa. In quel periodo si avvicinava anche il matrimonio del mio figlio più grande. Dovevamo sistemare la casa e prepararla per la cerimonia, e Roshen si è preso l'incarico di aiutare. Ha creato un bagno bellissimo. Purtroppo non ha potuto vedere la sua opera completata.

Ci racconti della vita di Roshen e del suo rapporto con la società

Roshen era un ragazzo dal cuore buono e gentile verso tutti. Era di grandissimo aiuto. Anche se era cattolico, ogni anno creava con le sue mani delle belle lanterne per il Wesak [festa buddista, ndr] per i suoi compagni di scuola. Era responsabile e ha vinto tanti riconoscimenti e tante gare. Non aveva pregiudizi, né compiva discriminazioni. Era una persona amabile con tutti: in famiglia, con gli amici, a lavoro e nella società. La sua perdita ha creato un grande vuoto nei cuori di tutti.

Dopo la morte di Roshen il governo e le autorità le hanno fatto molte promesse. Ha ricevuto qualcosa?

Quando il corpo di mio figlio doveva ancora essere seppellito, ci hanno promesso di dare un lavoro agli altri miei figli e di completare la casa. Nessuno di loro ha mai ottenuto un'occupazione. Abbiamo ricevuto in totale 3 milioni di rupie [16.800 euro]: 1 milione ciascuno dal presidente dello Sri Lanka, dal Board of Investment (Boi) e dalla polizia. Chiedendoci di completare la casa con quei soldi. Ma questi 3 milioni non possono misurare il valore di mio figlio Roshen. Quel vuoto, quel dolore e quell'agonia che solo la famiglia può comprendere.

Qual è lo scopo di radunarsi ogni primo giorno di ogni mese nel luogo in cui Roshen è stato ucciso? A oggi sono 33 le volte che lei e la sua famiglia venite qui.

Ci sono molte ragioni: perché non possiamo dimenticare il nostro dolore per quanto accaduto; perché abbiamo molte domande; perché tanti giovani [negli scontri] hanno riportato ferite gravi e ancora oggi hanno problemi; perché vogliamo giustizia per quanti sono stati colpiti quel giorno. Inoltre, vogliamo che siano fatte indagini appropriate sui colpevoli. Quali sono i risultati raggiunti dalla commissione Mahanama Thilakarathna, che aveva in mano il caso di Roshen? Per tutto questo noi ci raduniamo ogni mese.