Canberra, inversione di marcia su Gerusalemme Est: Territorio conteso, non occupato
Le nazioni islamiche minacciano sanzioni economiche se il governo australiano non torna sui propri passi: "A rischio le esportazioni di carne e grano verso il mondo arabo". La definizione data dal Procuratore generale cozza con quella accettata dalla comunità internazionale.

Canberra (AsiaNews/Agenzie) - I diplomatici delle nazioni islamiche hanno minacciato il governo australiano di possibili sanzioni economiche, se questi non ritira la recente decisione di riferirsi a Gerusalemme Est come a un "territorio conteso", definizione che cozza con quella di "territorio occupato" accettata da quasi tutta la comunità internazionale.

Secondo l'Australian Broadcasting Company, Izzat Abdulhadi - capo della Delegazione generale palestinese in Australia - ha partecipato a un incontro con i funzionari del Dipartimento Affari esteri del governo australiano insieme ai delegati di altre 18 nazioni islamiche. Dopo l'incontro Abdulhadi ha dichiarato: "C'è una grande esportazione di carne verso il mondo arabo, e ora stiamo prendendo in considerazione anche il grano".

Per la Abc, un boicottaggio di questi prodotti metterebbe a serio rischio il tentativo australiano di espandersi con i propri prodotti nel Medio Oriente. "Credo - ha concluso Abdulhadi - che sia nell'interesse dell'Australia lavorare con il mondo arabo". Una portavoce del Dipartimento ha aggiunto che i diplomatici di entrambi i fronti si sono accordati per tenere un "dialogo aperto" sulla questione.

La disputa è nata dopo le dichiarazioni del governo di Canberra, che in un documento pubblicato dal Procuratore generale George Brandeis dopo un'audizione al Senato ha dichiarato che non si riferirà più a Gerusalemme Est come a un "territorio occupato". Questa decisione rappresenta una drastica inversione di marcia nella politica australiana nei confronti di Israele, la stessa dal 1967.