Papa: Gesù dà ristoro alle persone "stanche e sfinite", quelle nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi
All'Angelus papa Francesco ricorda che l'invito di Gesù di donare "ristoro" a chi è "stanco e oppresso" vale anche nei nostri giorni. Ai bisognosi fa male "l'indifferenza umana", e "soprattutto l'indifferenza dei cristiani". Un saluto "particolare e affettuoso" alla gente del Molise, dove il pontefice si è recato ieri in visita pastorale. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Anch'io lo faccio per voi".

Città del Vaticano (AsiaNews) - La promessa di Gesù a "dare ristoro a tutti" è un invito per i cristiani per divenire a nostra volta "ristoro e conforto per i fratelli, ... ad imitazione del Maestro". L'invito di Gesù vale ancora oggi, perché le persone "stanche e sfinite" si trovano "nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell'abbandono e dell'indifferenza".

Sono questi i pensieri centrali attorno a cui  papa Francesco ha svolto la sua meditazione prima dell'Angelus domenicale coi fedeli riuniti in piazza san Pietro.

Il pontefice ha preso spunto dall'invito di Gesù che si trova nel vangelo della messa di oggi: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Egli si è fermato soprattutto a descrivere le persone a cui è rivolto l'invito di Gesù: "Egli ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade della Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola - una parola che dava speranza! - e per toccare anche solo un lembo della sua veste. Gesù stesso cercava queste folle stanche e sfinite come pecore senza pastore (cfr Mt 9,35-36), per annunciare loro il Regno di Dio e per guarire molti nel corpo e nello spirito".

L'invito di Gesù "si estende fino ai nostri giorni": "Nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell'abbandono e dell'indifferenza".

"Quanto male fa - ha aggiunto a braccio - ai bisognosi l'indifferenza umana, e ancora peggio l'indifferenza dei cristiani".

"Ai margini della società - ha continuato - sono tanti gli uomini e le donne provati dall'indigenza, ma anche dall'insoddisfazione della vita e dalla frustrazione. Tanti sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita. Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l'uomo, gli impone un "giogo" insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare. A ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, Gesù ripete: «Venite a me, voi tutti». E lo dice anche a coloro che possiedono tutto, ma il loro cuore è vuoto e senza Dio. Anche a loro Gesù rivolge questo invito. L'invito di Gesù è per tutti, ma in particolare per quelli che sono più nel bisogno".

"Una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo - ha concluso -  siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro. La mitezza e l'umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi o le nostre critiche, o la nostra indifferenza".

Dopo la preghiera mariana, il papa ha salutato "romani e pellegrini" e ha aggiunto un saluto "particolare e affettuoso"  a "tutta la brava gente del Molise che ieri mi ha accolto nella loro bella terra, ma anche nel loro cuore. E' stata un'accoglienza calorosa che non dimenticherò mai".  "Per favore - ha concluso - non dimenticate di pregare per me. Anch'io lo faccio per voi".