Jakarta, tensione alle stelle alla vigilia della proclamazione del presidente
di Mathias Hariyadi
Decine di migliaia di poliziotti e militari schierati per le strade della capitale, la comunità cinese denuncia "un clima di incertezza" con la memoria ai moti del 1998. Il presidente uscente invita gli sfidanti a rispettare il verdetto della Commissione elettorale, atteso per la mattinata: "Altrimenti pagheremo un prezzo insostenibile".

Jakarta (AsiaNews) - In attesa del pronunciamento ufficiale della Commissione elettorale indonesiana, atteso per domani, cresce la tensione politica nel Paese. Il presidente uscente, Susilo Bambang Yudhoyono, ha invitato i due contendenti ad accettare il verdetto senza ricorrere a nuovi interventi della magistratura: il rischio è quello di far precipitare l'Indonesia in uno stallo che "non può permettersi". Gli sfidanti sono il generale in pensione Prabowo Subianto e Joko "Jokowi" Widodo: il primo ha più volte dichiarato che, in caso di sconfitta, porterà il risultato davanti alla Corte costituzionale.

Nel mirino ci sono le presunte frodi elettorali compiute durante la votazione: entrambi gli sfidanti, insieme ai vice Jusuf Kalla e Hatta Radjasa, hanno chiesto ai propri sostenitori ai seggi di controllare con attenzione il conteggio delle schede elettorali estratte dalle urne, per evitare brogli o manomissioni.

Da parte sua, Yudhoyono ha invitato i candidati e le massime autorità del Paese a cenare insieme ieri sera e ha chiesto a tutti di rimanere calmi prima e dopo il pronunciamento della Commissione: "Se la nostra nazione viene divisa a causa di uno degli schieramenti, scontento del risultato, avremo un prezzo da pagare enorme davanti a noi".

Nel frattempo il governo ha schierato decine di migliaia di poliziotti e di militari soprattutto per le strade di Jakarta, dove si respira un'aria di incertezza. Una giovane dottoressa di etnia cinese, Clarisse, dice: "Sono corsa al supermercato a comprare il necessario, perché alcuni amici mi hanno avvisato che sono possibili scontri come quelli del maggio 1998 [quando la comunità di origine cinese venne presa di mira con il pretesto della crisi economica e colpita con stupri e violenze diffuse ndr]".