Libia, quasi pronta l'evacuazione di 13mila migranti filippini
Il segretario degli Esteri è volato in Tunisia per supervisionare le operazioni di recupero e convincere quanto non vogliono lasciare il Paese per paura di restare disoccupati. L'emergenza è scattata dopo la decapitazione di un operaio e lo stupro di gruppo di un'infermiera. Pechino noleggia una nave per rimpatriare i suoi cittadini.

Tripoli (AsiaNews) - Il segretario degli Esteri delle Filippine, Albert del Rosario, è volato in Tunisia per supervisionare l'evacuazione di 13mila connazionali dalla Libia, dopo che un operaio è stato decapitato e un'infermiera ha subito uno stupro di gruppo. La maggior parte dei migranti filippini in Libia si trovano a Bengasi, Misurata e Tripoli.

Da settimane il Paese nordafricano è tornato a essere teatro di scontri e violenze tra islamisti ed esercito. Nonostante sia in genere ben accolta, la comunità filippina è stata colpita dagli estremisti islamici, anche per via della fede cattolica, praticata dalla maggioranza di essa.

Manila ha ordinato l'uscita obbligatoria dal Paese il 20 luglio scorso, poco dopo la decapitazione di un operaio di 50 anni perché "non musulmano". Il 30 luglio scorso una infermiera è stata rapita da un gruppo di giovani dalla sua casa a Tripoli, per poi essere violentata da almeno sei uomini.

Del Rosario ha spiegato di essere volato a Djerba per "cercare di convincere la nostra gente a lasciare la Libia, perché la situazione è molto pericolosa". Molti suoi connazionali infatti - per lo più impiegati in ospedali e in canteri edili - non vogliono abbandonare il Paese per timore di restare disoccupati una volta tornati nelle Filippine.

Intanto, anche il governo cinese si prepara a evacuare i propri cittadini residenti in Libia. Pechino ha noleggiato una nave merci per portare via i connazionali. Secondo la Xinhua, oltre 100 cinesi hanno già raggiunto la Tunisia via terra, mentre 78 si trovano in Grecia.