Mumbai (AsiaNews) - Un incidente che "sottolinea le gravi ingiustizie che si compiono contro un bambino nato da una surrogazione di maternità, frutto della cultura della morte", ma anche "la mercificazione del corpo della donna". Così il dott. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, commenta ad AsiaNews la vicenda di Gammy, bambino nato da una madre surrogata thailandese. I "genitori" - di nazionalità australiana - hanno abbandonato il piccolo perché affetto da sindrome di Down, tenendo invece con sé la gemella, nata senza disabilità.
Oggi Gammy ha sei mesi ed è rimasto con la madre surrogata, che tuttavia non può pagare le cure mediche di cui il piccolo ha bisogno.
"Nella Donum Vitae (1987) e nella Dignitas Personae (2008) - ricorda il medico indiano - la Congregazione per la dottrina della fede ha difeso con coraggio la dignità della concezione di ciascun embrione umano".
Secondo il dott. Carvalho, che è anche un membro della Commissione per la vita umana dell'arcidiocesi di Mumbai, "la surrogazione è una cruda manifestazione della mercificazione del corpo delle donne, che svalutandolo lo rende un oggetto che può essere comprato e venduto. Ciò mina la dignità delle donne".
Il medico critica anche la mancanza di una legislazione rigida nell'ambito della maternità surrogata, che impedisca l'avvenire di situazioni come quella in cui è coinvolto Gammy. Un caso analogo è avvenuto in India nel 2008 con la nascita di Baby Manji, bambino "surrogato" che si è ritrovato - prima ancora di venire al mondo - senza genitori, Stato e nazionalità.
"In India - spiega il medico indiano - la surrogazione di maternità è diventata legale nel 2002, ma ancora oggi non è regolamentata. E anche se nel 2005 l'Indian Council of Medical Research (icmr) ha diffuso delle linee guida per la certificazione, la supervisione e il regolamento delle cliniche, tali norme sono violate costantemente".