Nel Gujarat "campione di sviluppo", il 70% delle donne non ha un lavoro
Dati dell'ultimo censimento nazionale (2011) rivelano che nella fascia 16-34 anni le giovani non rappresentano una risorsa economica né per le famiglie né per lo Stato. Su 10 milioni di donne comprese in questa fascia d'età, solo 1,6 milioni contribuiscono al mantenimento familiare. Gesuita che lotta per i diritti umani: "Il problema nasce perché non c'è rispetto verso le bambine".

Ahmedabad (AsiaNews) - Nelle prossime due settimane il governo del Gujarat ha deciso di celebrare "l'emancipazione femminile". Eppure nello Stato oltre il 70% delle donne tra i 15 e i 34 anni non rappresenta una risorsa economica per le loro famiglie, né per la società. Questo anche se una buona parte di loro ha avuto accesso a un'educazione minima di base. La conferma arriva dall'ultimo censimento nazionale, condotto nel 2011 e pubblicato di recente.

Su 10 milioni di giovani comprese in questa fascia d'età, solo 1,6 milioni hanno un lavoro e sono considerate "lavoratore principale", ovvero qualcuno che contribuisce al mantenimento familiare; circa 1,9 milioni sono studentesse, molte delle quali impegnate anche nelle faccende domestiche; poco più di 300mila sono lavoratrici dipendenti.

Tenendo conto anche della popolazione maschile tra i 16 e i 34 anni, su circa 10 milioni di non lavoratori (persone che non contribuiscono all'economia) 8,2 milioni sono donne.

P. Cedric Prakash sj - direttore del centro gesuita Prashant per i diritti umani, la giustizia e la pace con base ad Ahmedabad - conferma ad AsiaNews questa realtà e la riconduce alla "mancanza di rispetto nei confronti delle bambine. La discriminazione nei loro confronti è ancora molto alta". Oltretutto, aggiunge, "è risaputo che la sex ratio [rapporto tra numero di femmine ogni 1.000 maschi, ndr] in Gujarat è allarmante: 845 a 1.000. Alle ragazze in genere non è permesso studiare, ma anche quando completano la scuola superiore solo una piccola percentuale ha l'opportunità di continuare gli studi".

"Molte giovani - spiega il gesuita - trovano lavoro nel settore terziario, come insegnanti, infermiere o impiegate. Ma quando si arriva a livelli manageriali, o anche più alti, la percentuale femminile diminuisce in maniera sconvolgente".