Yangon, cinque milioni di firme per Aung San Suu Kyi presidente
L’opposizione birmana ha presentato una petizione in Parlamento, che chiede di modificare l’art. 436 della Costituzione. Questo prevede di fatto l’approvazione dei militari per effettuare emendamenti alla Carta. E nell’attuale ordinamento una norma impedisce alla Nobel per la pace di concorrere alla carica.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - L'opposizione birmana ha depositato oggi in Parlamento una petizione, che chiede di rimuovere il veto militare per poter procedere a riforme della Costituzione. Nyan Win, portavoce della Lega nazionale per la democrazia (Nld), sottolinea che il documento è stato firmato "da cinque milioni" di cittadini, che chiedono in questo modo una modifica fondamentale della Carta, per permettere ad Aung San Suu Kyi di candidarsi alla presidenza. 

Ad organizzare la campagna è stato proprio il partito della leader dell'opposizione e Nobel per la pace Suu Kyi, in collaborazione con il movimento Peace and Open Society (88Gpos), guidato da un gruppo di attivisti, già a capo nel 1988 della rivolta studentesca contro la dittatura. Essi intendono emendare l'art. 436, che lascia di fatto ai vertici dell'esercito - attraverso i loro rappresentanti in Parlamento - l'ultima parola sulle riforme. 

Secondo l'articolo incriminato, per le modifiche costituzionali in Myanmar serve il sostegno di oltre il 75% dei deputati. Tuttavia, la Carta scritta e approvata nel 2008 in piena emergenza causata dal ciclone Nargis - che ha ucciso centinaia di migliaia di birmani - assegna il 25% dei seggi ai militari, cui viene affidata la poltrona senza dover ricorrere al passaggio elettorale. Oltretutto il partito al governo oggi - Unione per la solidarietà e lo sviluppo (Usdp) - è una diretta emanazione della ex giunta al potere sino al 2011, e risponde di fatto agli ordini delle alte sfere dell'esercito. 

La scorsa settimana il leader studentesco Ko Ko Gyi ha ricordato che "senza rimozione del veto militare, non sarà possibile ottenere alcuna modifica costituzionale non gradita [ai militari]"; la petizione non ha alcun valore legale, i suoi membri potrebbero ignorarne il contenuto e archiviarla. "Tuttavia, credo che il Parlamento presterà attenzione alla petizione" ha aggiunto l'attivista. 

Lo stesso Shwe Mann, presidente della Camera e leader di Uspd, probabile sfidante di Aung San Suu Kyi alle presidenziali 2015 - se la "Signora" potrà partecipare - riconosce che l'iniziativa potrebbe sortire un qualche effetto, pur avendola sconfessata non più tardi di due mesi fa. La Nld chiede infatti che venga cambiato anche un altro articolo della Costituzione, che vieta alla sua leader di concorrere alla carica di capo dello Stato perché i suoi due figli non sono cittadini del Myanmar. Una norma, così come quella del veto militare, che sembra scritta ad hoc per relegare ai margini della vita politica e istituzionale birmana la sua figura più rappresentativa, e che ha trascorso 15 anni agli arresti domiciliari per la democrazia nel Paese.