Ultranazionalisti: L'India è indù e il suo popolo non può essere laico
di Nirmala Carvalho
Nuove dichiarazioni da parte di personalità della Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss). Il presidente del gruppo paramilitare dichiara di voler portare "uguaglianza" tra la popolazione. Il leader del Global Council of Indian Christians (Gcic): "È ironico che la Rss parli di uguaglianza, quando da sempre si oppone alle lotte per i diritti delle minoranze".

Mumbai (AsiaNews) - L'India è un Paese indù, e solo la Costituzione e la sua amministrazione possono essere laiche, non il suo popolo. Sono alcune delle dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da personalità di spicco della Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), gruppo paramilitare ultranazionalista indù. Ad AsiaNews Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), parla di "intenzioni controverse e fanatiche" da parte del gruppo. Le affermazioni della Rss sono contrare alla Costituzione indiana, ma né il Primo ministro Narendra Modi, né il partito di governo Bharatiya Janata Party (Bjp, braccio politico della Rss - ndr) le hanno commentate o condannate.

A scatenare il caso è stato Mohan Bhagwat, presidente della Rss: in due occasioni ha affermato che "l'identità culturale di tutti gli indiani è l'hindutva", dichiarando che l'obiettivo dei prossimi cinque anni sarà quello di "portare uguaglianza" tra la popolazione.

Ieri il portavoce del gruppo, Manmohan Vaidya, è intervenuto "in difesa" del suo capo, spiegando che "la Costituzione e l'amministrazione possono essere laiche, ma non il popolo, perché le persone appartengono a diverse religioni".

Avversari politici e membri delle minoranze hanno contestato le sue affermazioni, ricordando che la Carta costituzionale del Paese è laica.

Sajan George ricorda ad AsiaNews: "La prima frase del preambolo della nostra Costituzione descrive il Paese come una 'Repubblica sovrana, socialista, laica e democratica'. Inoltre il documento garantisce piena libertà religiosa e di culto a tutti i cittadini: un diritto che non è rispettato in molti Stati governati dal Bjp, come il Chhattisgarh".

Oltretutto, sottolinea il presidente del Gcic, "è ironico che la Rss parli di uguaglianza, quando da sempre si oppone alle lotte per i diritti delle minoranze, come nel caso dei dalit. Sono oltre 20 milioni i dalit cristiani privati dei loro privilegi perché non sono induisti".

In India i dalit sono fuori casta, "intoccabili", ma dal 1950 secondo il paragrafo n.3 del Constitution (Scheduled Castes) Order solo indù e buddisti godono dello status e dei diritti previsti per i dalit. Al contrario, i dalit convertiti al cristianesimo o all'islam perdono ogni diritto, tra cui quello alla rappresentanza politica.