Alluvioni in Nepal: 200 morti e 10mila famiglie senza casa
di Christopher Sharma
Per la popolazione si tratta del peggior disastro ambientale degli ultimi 70 anni. Ad oggi il bilancio รจ di oltre 400 dispersi, 30mila case sommerse, 5mila danneggiate, centinaia di feriti. Nel distretto di Berdia manca acqua potabile e le carcasse di animali morti fanno temere il diffondersi di malattie. L'intervento della Chiesa cattolica e della Caritas.

Kathmandu (AsiaNews) - Almeno 200 morti, oltre 400 dispersi, centinaia di feriti, 10mila famiglie sfollate, 30mila case sommerse e 5mila danneggiate. È il bilancio - aggiornato a oggi - dei danni causati dalle alluvioni che hanno colpito la regione centro-occidentale del Nepal. La Caritas locale e i missionari cattolici sono sul posto per fornire assistenza e soccorso alle vittime. Secondo la popolazione si tratta del peggior disastro ambientale degli ultimi 70 anni.

Dei 25 distretti colpiti, il più grave è quello di Bardia. Da cinque giorni i sopravvissuti attendono i soccorsi con i generi di prima necessità. Non c'è acqua pulita per bere; gli animali sono tutti morti e in decomposizione. Il timore è che possano comparire presto malattie della pelle, diarrea, colera e dissenteria. Organizzazioni cattoliche e governative stanno attrezzando cliniche mobili per tenere sotto controllo la situazione.

Motilal Barma, del distretto di Banke, è riuscito a raggiungere un campo profughi, ma non ha vestiti con cui coprirsi. "Sono stato trascinato via per 15 chilometri - ricorda - e in qualche modo sono riuscito a restare a galla per 36 ore. Non so che fine abbia fatto la mia famiglia".

Premi Chaudhari, 29 anni, è madre da appena 2 giorni. "Per mettermi in salvo - racconta - la mia famiglia ha fatto salire me e il mio bambino su un albero. Ora è iniziata la distribuzione di viveri, ma non possiamo consumare le razioni di spaghetti e riso liofilizzati senza acqua potabile".

Suor Rosita Kavilpurayidathil, superiora al Nava-Jyoti Training Center and School, racconta ad AsiaNews: "Stiamo mediando con le organizzazioni governative e non governative per distribuire al meglio i soccorsi. Le condizioni più gravi sono quelle di anziani, donne incinte, neonati e puerpere". "I nostri locali sono al sicuro - spiega - perché ci troviamo in una zona più alta, ma i villaggi con cui lavoriamo e i ragazzi stanno affrontando un momento difficile. Non conosciamo ancora le loro condizioni".