Diyala, strage in moschea sunnita: almeno 68 vittime
Un commando di terroristi è penetrato nel luogo di culto durante la preghiera del venerdì: uno si è fatto esplodere, mentre gli altri hanno aperto il fuoco contro i fedeli presenti. I politici sunniti disertano i colloqui per la formazione del nuovo governo per protestare contro le stragi.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il terribile attentato compiuto ieri sera in una moschea sunnita nella provincia irachena di Diyala ha ucciso almeno 68 fedeli musulmani, che si erano riuniti nel luogo di culto per la consueta preghiera del venerdì. Secondo le ricostruzioni delle autorità, uno degli assalitori si sarebbe fatto esplodere all'interno della moschea proprio durante la parte finale della preghiera, mentre altri terroristi dello stesso gruppo hanno aperto il fuoco contro i presenti. Il commando sarebbe composto da sciiti.

La provincia di Diyala è divenuta nelle ultime settimane uno dei teatri più violenti nello scontro fra il cosiddetto "Stato islamico" e le truppe dell'esercito regolare iracheno. L'attentato di ieri è considerato una sorta di "prova di forza" da parte dei jihadisti, che hanno voluto dimostrare l'incapacità del governo iracheno di garantire la sicurezza della cittadinanza.

L'attuale primo ministro designato Haider al-Abadi, sciita moderato, sta cercando di formare un nuovo governo che rappresenti tutta la società. Il suo predecessore, Nouri Maliki, è stato più volte criticato per aver invece nominato un esecutivo troppo settario. Tuttavia due influenti politici sunniti, lo speaker del Parlamento Salim al-Jabouri e il vice premier Saleh al-Mutlak, hanno annunciato che non prenderanno parte ai lavori per il nuovo gabinetto di governo in protesta per le stragi contro la loro fazione.