Vavuniya, famiglie degli "scomparsi": Il governo fermi le atrocità
di Melani Manel Perera
Centinaia di persone hanno partecipato a un raduno in onore delle vittime delle sparizioni forzate avvenute durante e dopo la guerra civile. Una madre: "Noi crediamo che i nostri figli siano ancora vivi. Il presidente Mahinda Rjapakasa deve fermare questi brutali sequestri".

Vavuniya (AsiaNews) - "Il governo dello Sri Lanka fermi le atrocità contro i tamil e dica la verità sulle persone scomparse". È quanto chiesto dai familiari delle vittime di sparizioni forzate, avvenute durante e dopo la guerra civile. Provenienti da tutto il Paese, circa 700 persone - tra laici singalesi, tamil e musulmani, e leader religiosi cristiani e buddisti - si sono radunate  a Vavuniya (Northern Province) per esprimere la loro solidarietà a queste famiglie, il 30 agosto scorso.

"Noi crediamo che i nostri figli siano ancora vivi - racconta una madre, il cui ragazzo è stato preso dai militari mentre tornava a casa -, per questo piangiamo. Io esorto il presidente Mahinda Rjapakasa a dare una soluzione alle nostre lacrime, e a fermare una volta per tutte questi brutali sequestri".

"Come cittadini di questo Paese - aggiunge un'altra madre - anche noi dobbiamo godere della stessa libertà di cui gode il presidente. Non possiamo più vivere senza sapere che fine hanno fatto i nostri figli".

"Non possiamo accettare dei certificati di morte - sottolinea una donna - senza avere le prove di cosa è accaduto ai nostri cari".

Secondo la Croce Rossa internazionale, in Sri Lanka non si hanno più notizie di oltre 16mila persone.