Yangon (AsiaNews) - A dispetto delle promesse del presidente Thein Sein, che aveva annunciato la liberazione di tutti i detenuti politici dalle carceri birmane entro la fine del 2013, il numero dei prigionieri per reati di pensiero, opinione o coscienza è "aumentato rispetto allo scorso anno". È quanto denunciano gli attivisti di Assistance Association for Political Prisoners (AAPP - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza in Myanmar a operare in favore dei detenuti politici. In un resoconto mensile inviato ad AsiaNews, i leader del movimento riferiscono che al momento vi sono almeno 84 detenuti politici sparsi nelle carceri del Paese; al contempo, vi sono altri 122 attivisti a processo con accuse di natura "politica". Il rapporto, che si basa su dati raccolti sino alla fine di agosto, prevede inoltre che "il numero dei prigionieri politici è destinato a crescere nell'ultimo periodo di questo 2014".
Fondatore e anima di Aapp è Tate Naing, attuale segretario, già leader della rivolta studentesca nel 1988 e condannato a tre anni di carcere nel '90 per attività politiche. Da ex detenuto politico, egli ha fondato l'associazione che ha base lungo il confine fra Thailandia e Myanmar e, in tutti questi anni, ha fornito un puntuale resoconto sulla situazione nelle carceri birmane.
Il rapporto intende richiamare l'attenzione delle Cancellerie occidentali, convinte a torto che il problema dei prigionieri politici, dei diritti umani e della democrazia in Myanmar sia già risolto. La "pressione internazionale" sul governo birmano affinché mantenga le promesse e onori i propri impegni, avvertono i leader del movimento, è "essenziale" per "promuovere le libertà civili" e continuare il cammino di riforme. Anche e soprattutto, in vista delle elezioni generali e presidenziali del 2015.
Secondo quanto riferiscono i leader di Aapp la crescita nel numero di arresti e condanne per reati di natura politica è in larga misura da attribuire all'uso della controversa Sezione 18, inserita nella Legge quadro sul diritto di assemblea e processione pacifica. Si tratta di una norma ad hoc per colpire l'attivismo politico e, a dispetto degli emendamenti approvati nel giugno scorso, essa "concede troppo margine di manovra alle autorità".
Gli attivisti hanno documentato 28 casi di incriminazioni per reati di natura politica nel mese di agosto; a fronte della liberazione di un prigioniero politico, altri cinque hanno subito violenze e torture in carcere. "Il presidente [Thein Sein] ha promesso di liberarli tutti - attacca Khin Cho Myint, portavoce del gruppo, in un'intervista a Dvb - e ha detto anche che non ci sarebbero stati più prigionieri politici entro la fine del 2013. Sono trascorsi oltre otto mesi da che ha detto che sarebbero stati liberati tutti, ma in realtà in numero continua a crescere". E aggiunge: "Vorremmo vedere le promesse mantenute", mentre in realtà vi sono migliaia di altri cittadini birmani a rischio carcere - ad agosto le autorità hanno arrestato almeno 41 agricoltori - per aver dimostrato a difesa delle proprie terre.