Papa: "possibile e praticabile" la convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse
Parlando del viaggio compiuto in Albania, Francesco ricorda le vittime di un regime "ateo e disumano". "I martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l'onnipotenza di Dio". E ai fedeli arabi: "siate sempre testimoni autentici di Cristo e della verità; siate causa di riconciliazione e di unità; siate testimoni della giustizia, della pace e della carità". "Non venga meno il necessario aiuto della comunità internazionale" ai Paesi colpiti dall'epidemia di Ebola.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile" come dimostra l'Albania, Paese "a lungo oppresso da un regime ateo e disumano" che ha assassinato "centinaia di religiosi cristiani e musulmani". E la realtà attuale dell'Albania conferma che "i martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l'onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza".

Il viaggio di domenica scorsa nel "Paese delle aquile" è stato al centro del discorso che papa Francesco ha rivolto oggi alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro per l'udienza generale, malgrado momenti di pioggia.

L'incontro ha dato occasione al Papa per lanciare un appello per "quei Paesi dell'Africa che stanno soffrendo a causa dell'epidemia di ebola. Sono vicino - ha detto - alle tante persone colpite da questa terribile malattia. Vi invito a pregare per loro e per quanti hanno perso così tragicamente la vita. Auspico che non venga meno il necessario aiuto della comunità internazionale per alleviare le sofferenze di questi nostri fratelli e sorelle. Per questi nostri fratelli e sorelle malati preghiamo la Madonna".

La visita in Albania aveva  detto, "è nata dal desiderio di recarmi in un Paese che, dopo essere stato a lungo oppresso da un regime ateo e disumano, sta vivendo un'esperienza di pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Mi sembrava importante incoraggiarlo su questa strada, perché la prosegua con tenacia e ne approfondisca tutti i risvolti a vantaggio del bene comune. Per questo al centro del viaggio c'è stato un incontro interreligioso dove ho potuto constatare, con viva soddisfazione, che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. Loro la praticano! Si tratta di un dialogo autentico e fruttuoso che rifugge dal relativismo e tiene conto delle identità di ciascuno. Ciò che accomuna le varie espressioni religiose, infatti, è il cammino della vita, la buona volontà di fare del bene al prossimo, non rinnegando o sminuendo le rispettive identità".

"L'incontro con i sacerdoti, le persone consacrate, i seminaristi e i movimenti laicali è stata l'occasione per fare grata memoria, con accenti di particolare commozione, dei numerosi martiri della fede. Grazie alla presenza di alcuni anziani, che hanno vissuto sulla loro carne le terribili persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti eroici testimoni del passato, i quali hanno seguito Cristo fino alle estreme conseguenze. È proprio dall'unione intima con Gesù, dal rapporto d'amore con Lui che è scaturita per questi martiri - come per ogni martire - la forza di affrontare gli avvenimenti dolorosi che li hanno condotti al martirio. Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie, ma la sua forza la Chiesa non la trova lì. La nostra forza è l'amore di Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l'odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio".

"Percorrendo il viale principale di Tirana che dall'aeroporto porta alla grande piazza centrale, ho potuto scorgere i ritratti dei quaranta sacerdoti assassinati durante la dittatura comunista e per i quali è stata avviata la causa di beatificazione. Questi si sommano alle centinaia di religiosi cristiani e musulmani assassinati, torturati, incarcerati e deportati solo perché credevano in Dio. Sono stati anni bui, durante i quali è stata rasa al suolo la libertà religiosa ed era proibito credere in Dio, migliaia di chiese e moschee furono distrutte, trasformate in magazzini e cinema che propagavano l'ideologia marxista, i libri religiosi furono bruciati e ai genitori si proibì di mettere ai figli i nomi religiosi degli antenati. Il ricordo di questi eventi drammatici è essenziale per il futuro di un popolo. La memoria dei martiri che hanno resistito nella fede è garanzia per il destino dell'Albania; perché il loro sangue non è stato versato invano, ma è un seme che porterà frutti di pace e di collaborazione fraterna. Oggi, infatti, l'Albania è un esempio non solo di rinascita della Chiesa, ma anche di pacifica convivenza tra le religioni. Pertanto, i martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l'onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza".

Considerazioni che sono tornate nel saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania e dal Medio Oriente. "La testimonianza a Cristo - le parole di papa Francesco - appare, in alcuni posti, difficile e pericolosa, e potrebbe costare, in alcuni momenti, perfino la vita; ma se la viviamo con fedeltà, con perseveranza e con fede in Colui che ha vinto la morte, si trasforma in una fonte inesauribile di gioia e di beatitudine. Infatti Cristo non dimentica mai i suoi discepoli fedeli: siate sempre testimoni autentici di Cristo e della verità; siate causa di riconciliazione e di unità; siate testimoni della giustizia, della pace e della carità. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre!".