Modi, un giorno da spazzino per Gandhi e la campagna "Clean India"
di Nirmala Carvalho
L'obiettivo è migliorare le condizioni igienico sanitarie del popolo indiano, fornendo bagni e servizi in tutte le scuole e le case. Per l'attivista pro-dalit Raghuvanshi, la campagna è un punto a favore nella lotta al sistema delle caste. Ma dice no a un piano di trasporto merci sul Gange.

Mumbai (AsiaNews) - Questa mattina a New Delhi gli spazzini che abitano la colonia di Valmiki Basti si sono ritrovati un collega d'eccezione: Narendra Modi, il Primo ministro dell'India. Armato di scopa, il premier ha pulito una parte della strada, lanciando così la tanto annunciata campagna Clean India (Swachh Bharat Abhiyan). In modo significativo, Modi ha scelto l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi - leader dell'Indipendenza dell'India - per presentare un progetto ambizioso, il cui obiettivo è quello di migliorare le condizioni igienico sanitarie del popolo indiano.

Un gesto, quello di Modi, che può sembrare solo un grande spot pubblicitario. Contattato da AsiaNews Lenin Raghuvanshi, direttore del People's Vigilance Committee for Human Rights (Pvchr) e impegnato nella difesa e nella promozione dei  diritti dei dalit, giudica però in modo positivo la mossa di oggi. "La campagna Clean India - spiega - è un passo verso la riconciliazione con Gandhi e contro quella mentalità che ancora tiene in vita il sistema delle caste. In tal senso, accolgo con piacere il gesto del premier".

Nel sistema delle caste, spetta ai dalit - considerati "intoccabili" perché fuoricasta - occuparsi dei compiti più umili e degradanti, ovvero quelli che implicano il contatto con tutto ciò che è sporco e "impuro": la conciatura delle pelli, la macellazione, la rimozione di spazzatura e carcasse animali. Ancora oggi - nonostante le caste siano state ufficialmente abolite - gli spazzini, i pulitori di latrine e di fogne sono in genere dalit.

La campagna nazionale sarà spalmata nei prossimi cinque anni e il 2 ottobre 2019 il governo farà il punto degli obiettivi raggiunti. Il primo - e il più impegnativo - è quello di porre fine alla defecazione all'aperto: oltre 600 milioni di persone infatti (quasi la metà della popolazione totale) non hanno accesso a bagni, né pubblici, né privati. Modi ha promesso di costruire servizi in ogni scuola e di fornire a ogni casa un bagno. Un impegno che dovrebbe costare 620 miliardi di rupie (10 miliardi di dollari): il governo stanzierà 146 milioni di rupie (2,3 milioni di dollari), mentre ciò che resta dovrebbe arrivare dal settore delle imprese, da organizzazioni internazionali per lo sviluppo e altri.

Tuttavia, costruire servizi sanitari non sarà (e non potrebbe essere) l'unica soluzione per "pulire" l'India. In tutte le città del Paese - incluse alcune zone di grandi città come Delhi, Mumbai e Calcutta - è facile incontrare persone che espletano i propri bisogni all'aperto; la spazzatura viene gettata ovunque; i fiumi sono discariche a cielo aperto. Per questo, la campagna invita tutta la popolazione a diventare parte attiva del progetto, imparando a mantenere le strade pulite e ad acquisire una nuova "coscienza" igienico-sanitaria.

Nell'ottica di questa "battaglia" per la pulizia, Raghuvanshi critica però un altro provvedimento del governo centrale: "Le autorità hanno presentato un piano finanziario per sviluppare un servizio di trasporto merci via acqua e farlo passare sul Gange. Se dovesse attuarlo, il governo finirà con l'inquinare ancora di più le acque già molto inquinate di questo fiume sacro".