Giustizia e Pace: Occupy Central fa crescere la dignità e la coscienza politica di Hong Kong
di Mary Yuen Mee-yin*
Mary Yuen, membro del Consiglio vaticano di Giustizia e pace, mostra le ragioni e la forza del movimento pro-democrazia che da settimane occupa alcune strade del centro di Hong Kong. L'evidente ispirazione non violenta e cristiana. I sit-in come luogo d'incontro, di studio, di dibattito. Per Hong Kong è una nuova stagione di sensibilità politica, di solidarietà, di maggiore giustizia sociale. L'impegno per il dialogo e non per rovesciare il sistema.

Hong Kong (AsiaNews) - Nelle scorse settimane decine di migliaia di persone sono scese in strada per chiedere democrazia. Il lancio di gas lacrimogeni da parte della polizia ha stupito il mondo intero. Ma più stupefacente è la fortezza e il persistere dei partecipanti al movimento pro-democrazia, detto anche movimento di Occupy: dallo sciopero degli studenti, ai raduni di massa davanti agli uffici del governo, all'escalation del movimento dopo l'uso dei gas lacrimogeni. Un simile movimento di popolo non si era visto ad Hong Kong da 30 anni. Le questioni implicate non sono solo legali e politiche, ma anche morali ed etiche.

Il punto d'inizio del movimento è stato lo sciopero di una settimana degli studenti delle scuole medie superiori, cominciato dalla Federazione degli studenti in risposta alla decisione sulla riforma elettorale da parte del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo. Tale decisione implica che solo i candidati approvati da Pechino possono concorrere al posto di capo dell'esecutivo di Hong Kong. Ciò viene attuato attraverso un piccolo comitato elettorale e solo i membri di tale comitato possono nominare i candidati. La Federazione, come molti ad Hong Kong, vedono in questo una minaccia all'alto grado di autonomia [garantito ad Hong Kong] e al principio "una nazione, due sistemi", che va invece mantenuto. Gli studenti domandano un sistema elettorale che rifletta una democrazia autentica, che i cittadini possano nominare i candidati al posto di capo dell'esecutivo, non solo votare per candidati designati.

La presenza di 13mila studenti, raccolti nella Chinese University lo scorso 22 settembre, il primo giorno dello sciopero, era del tutto inaspettata, mostrando il deciso sostegno degli studenti a lavorare per una vera democrazia. Subito dopo vi è stato lo sciopero di un giorno degli studenti delle scuole secondarie organizzato da Scholarism, un'associazione di studenti. Tali scioperi erano visti come un preludio per una manifestazione più grande, pianificata per il Primo ottobre e organizzata dal gruppo pro-democrazia Occupy Central, insieme a Love and Peace, che aveva promesso di bloccare il distretto finanziario come espressione di disobbedienza civile.

Polizia violenta

Vari incidenti hanno spinto ancora più gente nelle strade. Il primo, durante le prime proteste, è stata l'illogica detenzione di uno studente di 17 anni, Joshua Wong e altri due leader studenteschi, per essere penetrati nella Civic Square il 26 settembre. Civic Square è una piazzetta di fronte agli uffici del governo nel quartiere di Admiralty, vicino a Central, che era stato chiuso per ragioni di sicurezza. Sono stati arrestati almeno 30 studenti, tutti poi rilasciati eccetto i tre leader.

Migliaia di persone, comuni cittadini, sono arrivati alla sede del governo per sostenere gli studenti e domandare il loro rilascio, per proteggere questi giovani. In tal modo, i due gruppi di studenti hanno giocato un ruolo chiave nel movimento pro-democratico.

Il secondo incidente, lo scorso 28 settembre, è l'uso di gas lacrimogeni per disperdere gente disarmata radunata nelle strade. La polizia afferma aver lanciato 87 cariche di gas. Ciò ha portato a una pubblica protesta contro un uso eccessivo della violenza da parte della polizia e del governo. Per l'ira e un senso di giustizia, molte persone si sono aggiunte alla protesta, divenuta un movimento di occupazione a livello cittadino, che i media occidentali hanno definito "la rivoluzione degli ombrelli". Da allora l'ombrello è diventato il simbolo della resistenza, usato dai dimostranti per proteggersi dagli spray urticanti della polizia. La gente di Hong Kong avrebbe preferito la definizione "movimento degli ombrelli", dato che la parola "rivoluzione" indica il voler rovesciare l'attuale governo, che non è lo scopo dei dimostranti. Oltretutto, la parola "rivoluzione" è un termine molto sensibile agli occhi del governo di Pechino.

Mentre il movimento andava avanti, la gente ha cominciato a ritornare alla sua vita normale, al lavoro e a scuola. Ma la violenza è scoppiata a Mong Kok, un'altra area occupata di un quartiere molto affollato. Il rifiuto della polizia di proteggere i dimostranti ha spinto ancora più persone a ritornare nelle aree occupate. A Mong Kok, teppisti hanno picchiato dimostranti, distrutto oggetti di loro proprietà, molestato sessualmente alcune dimostranti donne, sebbene altri teppisti abbiano cercato di proteggerle.  Il risentimento del pubblico è salito nel vedere la connivenza dei teppisti con la polizia, che ha permesso loro di disturbare i dimostranti nelle aree occupate.  Il 4 ottobre, 100mila persone si sono radunate contro la violenza nella zona di Admiralty, l'area più largamente occupata, davanti agli uffici del governo.

Di fronte a una situazione così critica, i leader studenteschi hanno domandato il dialogo con i rappresentanti del governo. Ma il governo ha insistito sul porre condizioni per dialogo, ossia che sia accettata la decisione dell'Assemblea nazionale del popolo sulla riforma elettorale, una condizione inaccettabile per la Federazione degli studenti.  Più tardi, in considerazione della richiesta di alcune persone di aprire le strade nelle zone occupate, leader degli studenti e di Occupy hanno chiesto che il governo riapra la Civic Square in cambio del loro ritiro da Queensway, una strada molto frequentata nella zona occupata di Admiralty. Di nuovo il governo ha rifiutato la richiesta, mostrando di non voler ascoltare la popolazione, comunicare con la gente, negoziare con i dimostranti per risolvere lo stallo.

Tutti questi fattori hanno contribuito alla situazione attuale: sempre più gente si aggiunge o sostiene il movimento di Occupy; sempre più gente si schiera a favore o contro il movimento, spingendo la società intera sull'orlo della divisione.

Democrazia e giustizia

Ma dietro questi fattori recenti, altri problemi più antichi alimentano il movimento. Dietro il movimento si nasconde l'impegno per il suffragio universale e un'autentica democrazia. Lo scopo ultimo è stabilire un sistema giusto ed equilibrato perché ognuno possa godere dei suoi diritti e della sua dignità. Per molto tempo, Hong Kong ha affrontato problemi quali la grande divisione fra ricchi e poveri; l'alto costo delle case che causa sofferenze economiche e sociali alla maggioranza delle classi basse e medie; l'egemonia delle imprese edilizie, che fanno crescere ingiustizie economiche e sociali; Il dominio che le imprese edilizie e i loro partner hanno sul Legislative Council (Legco, il parlamento di Hong Kong) e sul comitato elettorale che ha il potere di eleggere il capo dell'esecutivo.

La domanda per una democrazia autentica nelle elezioni del capo dell'esecutivo e di tutti i membri del Legco è per garantire che la struttura politica rifletta gli interessi di tutte le classi di cittadini, non solo dei privilegiati. In più, ad accrescere l'insoddisfazione verso il governo vi è la questione dell'educazione nazionale (patriottica, elogiativa della Cina); quella delle licenze televisive; il crescente arrivo di turisti e migranti dalla Cina che creano problemi sociali; la crescente corruzione fra i rappresentanti del governo. Se si cammina nelle aree occupate e se si fa attenzione ai racconti e alle opinioni dei dimostranti e dei sostenitori, si sentono tutti questi problemi.

Con tutti queste motivazioni remote e recenti, i dimostranti hanno chiesto al governo di rifare le consultazioni sulle riforme politiche; porgere scuse per l'uso eccessivo della forza; riaprire Civic Square perché la gente possa esprimere le sue opinioni in un luogo pubblico; perseguire le responsabilità dei rappresentanti del governo quando essi fanno qualcosa di ingiusto. Se il governo non accetta tutte queste richieste, la crisi non potrà risolversi. E se il governo sceglie di usare ancora forza violenta per far finire il movimento di Occupy, la gente tornerà ancora sulle strade e la società non potrà essere in pace.

Nel movimento è molto evidente la determinazione dei giovani e dei dimostranti. Essi non si ritireranno con facilità. Essi non vogliono che i loro leader politici siano solo dei burattini del governo di Pechino. Essi non vogliono che Hong Kong sia soltanto un'altra città della Cina, senza l'identità tipica di Hong Kong, con a cuore dei valori importanti. I giovani stanno combattendo per il loro futuro; i più vecchi stanno combattendo per i loro figli e le generazioni a venire.

Occupy e i cristiani

Come cristiana di Hong Kong, penso che alcuni concetti della dottrina sociale della Chiesa possano aiutarci a riflettere sul movimento pro-democratico nel momento attuale:

 

1. Coscienza e disobbedienza civile. Alcune persone hanno criticato i dimostranti per essere andati contro la legge, occupando strade pubbliche. E' vero che l'azione di occupare spazi pubblici è illegale e i dimostranti possono essere perseguiti, accettando le loro responsabilità. In effetti, fin dall'inizio, il movimento di Occupy e gli studenti hanno dichiarato che le loro azioni sono basate sul principio della disobbedienza civile. Essi comprendono che le loro azioni implicano un alto prezzo da pagare, ma vogliono sfidare una legge e una politica ingiusta, sperando di far crescere la coscienza della gente di Hong Kong. Essi sono pronti a prendersi le loro responsabilità e a sacrificare perfino il loro futuro.

Nella dottrina cattolica, in un documento del Concilio Vaticano II, si afferma che "Dove i cittadini sono oppressi da un'autorità pubblica che va al di là delle sue competenze, essi non rifiutino ciò che è oggettivamente richiesto dal bene comune; sia però lecito difendere i diritti propri e dei concittadini contro gli abusi dell'autorità, nel rispetto dei limiti dettati dalla legge naturale e dal Vangelo" (Gaudium et Spes, n. 74).

Il Catechismo precisa che: "Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d'obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica" (CCC, n. 2242).

Nella tradizione cattolica, la coscienza "è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto" (CCC, n. 1778).

La coscienza ci rende capaci di assumere responsabilità ed esige rigore della coscienza morale. Io credo che la stragrande maggioranza dei dimostranti sappia per quali valori sta lottando. Essi affermano che non tutte le leggi sono giuste. Essi credono di avere responsabilità e anche capacità di cambiare la società in meglio. Giacché in passato si sono usati molti modi di lotta per la democrazia, gli studenti e i dimostranti pensano che sia da usare un modo più moderno o radicale.

 

2. Bene comune. Sulla strategia di uso della disobbedienza civile come mezzo per combattere per la democrazia e la giustizia non tutti sono d'accordo. Via via che lo stallo continua, alcuni criticano i blocchi stradali che produce effetti nella vita quotidiana della gente e perfino nel loro livello di vita, per non parlare dell'economia dei negozianti. Alcuni manifestano insoddisfazione dato che i pendolari della scuola e del lavoro subiscono enormi difficoltà. E' vero che vi sono difficoltà, ma molte persone continuano a sostenere gli studenti e i dimostranti. Ciò avviene perché i sostenitori comprendono e apprezzano il fatto che studenti e dimostranti stanno lottando per il bene dell'intera società, non per un loro interesse personale. Essi sacrificano la loro vita normale e stanno notti e giorni nelle aree occupate per cercare l'attenzione del governo e delle persone, perché la loro voce sia ascoltata. Crediamo che un'autentica democrazia può correggere alcuni degli ingiusti problemi esistenti, compresa la squilibrata struttura politica che porta benefici alla classe privilegiata e dimentica gli emarginati.

Nella tradizione cattolica, il bene comune è un tema importante nella dottrina sociale, quale scopo e direzione di una società. Per bene comune si intende "l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente" (Gaudium et Spes, n.26). Il bene comune concerne la vita di tutti. Esso presuppone il rispetto per la persona, il rispetto dei diritti fondamentali e inalienabili della persona umana da parte delle pubbliche autorità.

Esso richiede il benessere sociale e lo sviluppo della società come un tutto, non solo per certi gruppi. Esso richiede anche pace, ma pace nella giustizia. Alla luce di questo principio, vanno apprezzati la visione e lo spirito alla base del movimento, anche se qualcuno potrebbe non essere d'accordo con la strategia. Certo, l'occupazione di diverse strade affollate accrescono le critiche. I dimostranti dovrebbero valutare sul serio come raggiungere i loro scopi senza perdere la simpatia dell'opinione pubblica, quando influenzano lo stile di vita di alcune persone.

 

3. Solidarietà e amore. Nella dottrina sociale cattolica, la solidarietà esprime una comprensione accattivante del rapporto cristiano con gli altri in questo mondo così interdipendente, perché essa mette insieme elementi di amore e di giustizia. Solidarietà è la volontà di essere nel mondo e vivere in mezzo a persone sperimentando la povertà con i poveri, l'empatia con i sofferenti, denunciando l'ingiustizia, sostenendo gli oppressi, annunciando libertà ai prigionieri, e così via. La solidarietà va praticata fra individui, professioni, classi, comunità e nazioni. Essa traduce la volontà di donarsi per il bene del proprio vicino oltre ogni interesse individuale o particolare.

Alcuni giovani che aderiscono al movimento non hanno forse il sostegno dei genitori e devono affrontare enormi pressioni. Ma essi vogliono dire ai loro genitori che la loro adesione è frutto di amore e giustizia, di amore verso la società e le persone; per creare una società giusta. Il movimento Occupy  sottolinea l'amore e la pace, non usa mai mezzi violenti per giungere ai propri scopi. Pedro Arrupe, quando era superiore generale dei gesuiti, ha detto: "Per essere giusti, non è sufficiente stare lontani dall'ingiustizia. Si deve andare oltre e rifiutare di giocare il proprio ruolo, sostituendo l'amore all'interesse egoista come forza motrice della società".

Fra i sostenitori, molti sono commossi nel vedere la determinazione, la disciplina, lo spirito di solidarietà fra i giovani e gli altri dimostranti. Se passeggiate in un'area occupata, vedrete giovani che corrono di qua e di là, distribuendo cibo e bevande agli altri. Nei momenti di tensione essi distribuiscono mascherine chirurgiche, rotoli di carta e ombrelli. Essi puliscono dall'immondizia e dividono i rifiuti in modo ecologico. Dottori, chirurghi, infermieri e volontari della St John's Ambulance come della Croce Rossa sono a disposizione in modo personale e fuori degli orari di lavoro. Gli studenti e i dimostranti por-democrazia hanno creato un luogo di protesta pulito, sicuro ordinato. Possiamo vedere di continuo gli occupanti aiutarsi l'un l'altro in modo solidale. Essi rimangono calmi e pacifici. Spesso viene ricordato loro di "evitare ogni scontro fisico, come pure di eliminare l'odio dal cuore". Quando alcuni oppositori disturbano i dimostranti,  questi si mettono a cantare canzoni o slogan tipo "stai calmo!" per tranquillizzare coloro che creano tensioni. Oltretutto, oltre alle azioni di protesta, la vita di tutti i giorni nelle aree occupate include lo studio e la lettura, partecipare a dibattiti e ascoltare lezioni, organizzare l'area pubblica, condividere esperienze. Le aree occupate sono divenute un quartiere che mette al primo posto il rapporto, l'amore e la solidarietà.

 

4. Dialogo. Nella dottrina delle Chiese dell'Asia, la parola dialogo si riferisce spesso al dialogo con le altre religioni, con le culture, con i poveri. Il dialogo è importante per comprendersi l'un l'altro su una base di uguaglianza e di comunicazione. Il dialogo indica che entrambe le parti sono desiderose di affrontare e risolvere le differenze o le difficoltà attraverso mezzi pacifici, ascoltando con sincerità. Ogni tipo di violenza, da parte di polizia, governo, dimostranti va evitato. E nel momento attuale, è imperativo un dialogo fra i dimostranti e il governo.

Nelle scorse settimane, entrambe le parti si sono accusate reciprocamente di voler rimanere sulle proprie posizioni e non accettare alcun compromesso. Il capo dell'esecutivo Leung Chun-ying, il governo e la polizia hanno dichiarato con toni forti la loro determinazione a prendere provvedimenti contro coloro che hanno innalzato le barricate nelle strade. Alcuni dimostranti insistono che essi non si ritireranno dalle aree occupate. Sebbene gli appuntamenti per il  dialogo siano stati poi cancellati da entrambe le parti, diverse volte gli studenti hanno espresso la loro volontà a condurre dialoghi con il governo. Essi hanno mostrato sincerità aprendo parte dei passaggi verso gli uffici del governo e alcune vie per i tram. Ora vi è una nuova occasione di riaprire il dialogo, alla presenza di qualche mediatore. Io spero che tale dialogo possa aprire uno spazio di sincera conversazione, così che lo stallo politico si possa terminare in modo pacifico e non con un conflitto.

Al presente vi è un nuovo sviluppo riguardo al movimento Occupy. A differenza dei primi giorni, il movimento attuale ha carattere cittadino e molti dimostranti sono scesi nelle strade senza appartenere a nessuna delle due organizzazioni studentesche o ad Occupy Central, presenti all'inizio. Alcuni hanno dichiarato che questi tre gruppi non li rappresentano. Ciò può creare difficoltà nel raggiungere un consenso, anche se incoraggia le iniziative e la creatività.

E' difficile prevedere i risultati di questo movimento. Ciò che è sicuro è che questa generazione di giovani, grazie all'esperienza del movimento, è divenuta più matura e sa quali sono i valori che sta cercando. Se guardiano all'impegno, al pensiero critico, allo spirito di sacrificio di questa generazione di giovani, il futuro di Hong Kong è ancora pieno di speranza.

 

* Membro del Pontificio consiglio di Giustizia e pace