Urumqi (AsiaNews) - Il collasso di una miniera di carbone nella provincia occidentale del Xinjiang ha causato la morte di 16 minatori e il ferimento grave di altri 11. La tragedia è avvenuta ieri sera a Tiechanggou - cittadina nei pressi della capitale locale Urumqi - ma le notizie ufficiali sono iniziate a circolare soltanto ora. All'interno della struttura lavoravano al momento del crollo un totale di 33 operai: secondo le autorità, i sei che mancano all'appello "sono fuggiti".
Il rapporto aperto dalla polizia non divulga il nome della miniera di carbone e dice soltanto che "le cause dell'incidente sono al momento oggetto di indagini". Anche l'Autorità nazionale per la sicurezza sul lavoro ha dichiarato di aver aperto un fascicolo, senza dare ulteriori dati. Le famiglie dei minatori e alcuni giornalisti locali accorsi sul luogo sono stati allontanati dagli agenti di sicurezza.
Le miniere di carbone sono il posto di lavoro più pericoloso di tutta la Cina, che affida al combustibile il 70% del proprio fabbisogno energetico. Nonostante la retorica e le promesse del governo centrale, che in più occasioni ha dichiarato di voler mettere dei limiti di sicurezza all'attività estrattiva, le miniere illegali nascono su tutto il territorio nazionale. Inoltre, molte volte i proprietari non seguono i regolamenti e mandano sotto terra persone impreparate con attrezzature obsolete.
Secondo le ultime statistiche fornite dal governo, nel 2012 sono morte in miniera 1.384 persone. Nel 2011 ne sono morte altre 1.973, tutte per incidenti in miniere di carbone, con una riduzione del 19% rispetto all'anno precedente. Ma gruppi per i diritti umani e privati studiosi cinesi affermano che la cifra è molto più alta: i padroni delle miniere, infatti, non denunciano molti incidenti per timore di perdite economiche, multe, chiusure degli impianti.
Molto spesso le autorità locali vengono corrotte con bustarelle per chiudere un occhio sulla mancanza di criteri di sicurezza. La chiusura delle miniere è, nell'ottica del nuovo presidente Xi Jinping, un'altra campagna contro la corruzione dei funzionari comunisti.