Dopo l'attentato a Wagah, talebani "pronti ad attaccare l'India"
Il gruppo che ha rivendicato l'attacco al confine con il Pakistan definisce il premier Narendra Modi "assassino di centinaia di musulmani". Il portavoce talebano promette: "Vendicheremo la popolazione innocente del Kashmir e del Gujarat".

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Determinati a colpire anche l'India: così si dicono i talebani del gruppo Tehereek-e-Taliban Pakistan Janaat Ahrar (Ttp-Ja), autori dell'attentato suicida a Wagah il 2 ottobre scorso. In un tweet in urdu il portavoce della milizia, Ehsanullah Ehsan, ha dichiarato: "Se possiamo attaccare questo lato [il Pakistan, ndr], anche l'altro può essere colpito". E, in inglese, ha aggiunto: "Tu, Primo ministro indiano Narendra Modi, sei l'assassino di centinaia di musulmani. Vendicheremo la popolazione innocente del Kashmir e del Gujarat".

Nell'attentato di Wagah, unica area di confine e di passaggio via terra tra i due Paesi, sono morte oltre 60 persone e almeno 200 sono rimaste ferite. La maggior parte delle vittime era di nazionalità pakistana, poiché l'attentatore si è fatto esplodere sul versante pakistano del confine.

Il Ttp-Ja è una nuova formazione talebana nata lo scorso settembre, che da subito ha annunciato il proprio sostegno allo Stato islamico (SI). La chiara retorica anti-indiana del Ttp-Ja, spiegano alcuni analisti, differisce da quella dei talebani pakistani, le cui azioni si concentrano soprattutto contro le forze di sicurezza pakistane nelle aree tribali nord-occidentali del Paese.

La regione himalayana del Kashmir, a maggioranza musulmana, è rivendicata nella sua interezza da India e Pakistan, da oltre 60 anni. Nel 1949 - al termine del primo conflitto indo-pakistano - il territorio venne spartito: New Delhi ottenne il Jammu e Kashmir (diventato uno Stato a statuto speciale, ndr), Islamabad i Territori del Nord e l'Azad Kashmir. Una divisione che non ha fermato le tensioni, gettando le due nazioni in una "guerra" senza fine.

L'attuale premier Narendra Modi è considerato da molti corresponsabile delle violenze tra indù e musulmani esplose nel 2002 nello Stato del Gujarat, quando era chief minister. Nei massacri fu la comunità islamica a pagare il prezzo più alto, con oltre mille vittime.