Seoul (AsiaNews) - La liberazione dei due cittadini americani da parte delle autorità di Pyongyang "è una mossa per aprire un canale di dialogo diretto con gli Stati Uniti, mettendo all'angolo la Corea del Sud e cercando di esercitare pressione nei confronti della Cina. In pratica, l'ennesimo trucco diplomatico di Pyongyang". Lo dicono esperti ed analisti della penisola, che definiscono la liberazione di Kenneth Bae e Matthew Miller "l'ennesima carta da scambiare nel gioco diplomatico per non soccombere".
I due americani sono tornati a casa nella serata dell'8 novembre. Insieme a loro James Clapper, direttore dell'ufficio nazionale di Intelligence, che avrebbe agito da interlocutore per la parte statunitense. Kenneth Bae era stato arrestato nel novembre 2012 e condannato a 15 anni di lavori forzati per "azioni ostili e attività anti-statali". Matthew Miller era stato fermato nell'aprile del 2014 in circostanze poco chiare: secondo alcuni, aveva chiesto "asilo politico" alla Corea del Nord.
Bong Young-shik, ricercatore dell'Istituto di Scienze politiche Asan, spiega: "La comunità internazionale ha aumentato la pressione sui diritti umani che avvengono in Corea del Nord. E il Partito repubblicano ha vinto le elezioni di medio termine negli Usa. Il regime guidato da Kim Jong-un ha con ogni probabilità pensato che non è il momento giusto per continuare a sfidare l'America".
Tuttavia, spiega un'altra fonte ad AsiaNews, a convincere Pyongyang sarebbe stato proprio l'invio di Clapper: "Il regime - spiega la fonte, anonima - voleva un riconoscimento. E inviare un funzionario di così alto livello, che avrebbe inoltre portato una lettera personale di Obama a Kim, risponde alle aspettative. L'orgoglio è salvo". Il dirigente sovrintende per conto del governo su quasi tutte le agenzie nazionali di intelligence ed è il funzionario americano di più alto livello che sia mai stato in Corea del Nord.
Va poi considerato, continua la fonte, il vertice Apec in corso a Pechino: "Oggi il presidente Obama si trova nella capitale cinese, ed è previsto un incontro bilaterale con Xi Jinping. - continua la fonte - Pyongyang non vuole che i due raggiungano un accordo su come gestire il problema nordcoreano. Lo stesso Xi ha dimostrato in più occasioni che la pazienza di Pechino nei confronti dello scomodo alleato è finita. E se si allinea con Washington, può significare la fine della dinastia".