Gwangju (AsiaNews) - I giudici della Corte distrettuale di Gwangju hanno condannato a 36 anni di carcere per "gravi negligenze" Lee Joon-seok, capitano del traghetto Sewol affondato lo scorso aprile al largo dell'isola di Cheju. Nel disastro sono morte centinaia persone, per la maggior parte studenti liceali in gita, ma le autorità hanno respinto l'accusa di omicidio colposo (e quindi la pena capitale) avanzata dalla procura. Condannati anche gli altri 14 membri dell'equipaggio alla sbarra: il capo ingegnere della nave passerà i prossimi 30 anni in galera, gli altri hanno ricevuto pene fino a 20 anni ciascuno.
Nel corso del procedimento sono state presentate testimonianze e filmati originali del disastro. In alcuni di questi, si vede il capitano Lee (poco più di 70 anni) che abbandona la nave mentre questa inizia ad affondare. Alcuni sopravvissuti lo hanno inoltre accusato di aver chiesto in maniera deliberata ai passeggeri di "rimanere al proprio posto", senza neanche dare l'allarme.
A bordo del Sewol vi erano 476 persone: di queste, 304 sono morte. All'appello mancano ancora nove cadaveri, ma il governo ha ordinato di sospendere le ricerche nei pressi del relitto. Il disastro ha provocato lo sdegno e il dolore dell'intera popolazione. Inoltre, il fatto che il governo non abbia ancora dato il via a un'inchiesta sulle cause che hanno portato all'affondamento ha scatenato una serie di polemiche che ha fatto precipitare il gradimento della presidente Park Geun-hye.
La tragedia ha avuto una vasta eco anche durante la visita pastorale di papa Francesco in Corea, avvenuta dal 14 al 18 agosto scorsi. Il pontefice si è fermato più volte con i gruppi di familiari degli studenti morti - che chiedono al governo "verità e giustizia" - e ha indossato sulla mozzetta bianca la spilla a forma di nastro giallo che ricorda i giovani che hanno perso la vita in mare. Il Papa ha anche battezzato di persona il padre di una delle vittime, il signor Lee Ho-jin, che ha scelto di chiamarsi Francesco.