Abu Dhabi (AsiaNews) - Ciò che sta rovinando il mercato del petrolio, portando il suo prezzo a meno del 50% in pochi mesi, è "l'irresponsabile" produzione da parte dei Paesi non Opec. E' quanto affermato dal ministro dell'energia degli Emirati, Suhail Al Mazrouei in un'intervista ieri. Ed è anche l'opinione del ministro saudita Ali al-Naimi.
Lo scorso novembre, l'Opec (l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) ha deciso di mantenere inalterata la produzione di petrolio a 30 milioni di barili al giorno, sebbene la domanda sul mercato fosse diminuita. Ciò ha portato a un crollo del prezzo al barile, fino a 55 dollari, il valore più basso negli ultimi cinque anni.
In passato l'Opec dosava la produzione a seconda della richiesta; questa volta non ha ritoccato la produzione. Finora gli analisti avevano pensato come ragione di questa mossa al tentativo saudita di penalizzare gli Stati Uniti, grande produttore di petrolio di scisto, e l'Iran, grande concorrente di Riyadh nell'egemonia del Medio Oriente.
Proprio ieri il ministro saudita ha messo in chiaro che la guerra dei prezzi non ha motivi "politici", ma è un tentativo di far ragionare i Paesi non Opec per spingerli a ridurre la produzione e trovare un accordo con l'Opec. Non essendoci questo accordo, si lascia che il mercato provochi una selezione. Con i prezzi del petrolio sempre più bassi, i produttori con costi più alti saranno costretti a bloccare la produzione.
Secondo l'Opec - che produce circa il 41,9% del greggio occorrente - i Paesi non Opec sono responsabili di una sovrapproduzione di oltre 2 milioni di barili di petrolio al giorno.
Fra i Paesi non-Opec nel mirino vi sono gli Stati Uniti, la Russia, il Messico, la Norvegia.
Secondo il segretario dell'Opec, Abdullah al-Badri il prezzo del petrolio potrà di nuovo innalzarsi verso la seconda metà del 2015.