Sri Lanka, i tamil accolgono "con speranza e timore" il nuovo presidente
di Melani Manel Perera
I voti dell'etnia del nord sono stati fondamentali per garantire la vittoria di Maithripala Sirisena. Ora l'etnia chiede il ripristino dei diritti umani di base, lo sgombero dell'esercito dai campi coltivabili e una nuova politica economica che abbassi i prezzi dei generi di prima necessità.

Colombo (AsiaNews) - La comunità tamil del nord dello Sri Lanka ha accolto l'elezione del nuovo presidente Maithripala Sirisena "con speranza" ed esprime oggi l'auspicio che dal nuovo governo vengano garantiti i diritti di base per tutta la popolazione. Tuttavia, "è alta la possibilità" che il nuovo esecutivo non tenga conto del risultato elettorale e del voto tamil, che di fatto ha garantito la vittoria, e "tradisca le aspettative" di questa larga parte della popolazione.

Parlando con AsiaNews, ma volendo rimanere anonimi, una serie di persone nel nord del Paese compie un'analisi politica del voto e ricorda all'esecutivo che le preferenze del nord sono state concesse "senza precondizioni. Tuttavia, almeno sui diritti umani di base vogliamo sperare che non si verifichino strani scherzi".

Le elezioni - dice una madre di Jaffna - "sono andate bene, perché c'è stato un cambiamento. Il nuovo presidente ha ottenuto la vittoria grazie ai voti dei tamil, e quindi deve risolvere i problemi di tamil. Primo fra tutti, deve garantire il rilascio dei prigionieri e far riapparire coloro che sono scompari. Deve essere grato ai tamil e darci giustizia. Tuttavia, una volta giunta al potere la gente cambia; quindi non siamo sicuri di cosa succederà. Di solito, riprende la donna, "funziona così: in campagna elettorale i politici fanno promesse, ma una volta ottenuti i voti si mostrano per quello che sono. Nonostante questa realtà, speriamo che Maithripala Sirisena non cambi. Rimaniamo in attesa con speranza".

Un giovane di Mullativu è d'accordo: "Da questo esecutivo ci aspettiamo tanti cambiamenti. I prezzi devono scendere, così che sia permesso a tutti trovare quello che serve in Sri Lanka senza dover chiedere altrove. Primi fra tutti devono calare i prezzi dei generi di prima necessità e quelli del carburante: in questo modo potremo rimanere nel nostro Paese e cercare di costruirci qui un futuro".

Secondo una religiosa cattolica di Mannar "il nuovo presidente non ha mai parlato dei problemi dei tamil, durante le sue incursioni elettorali. Ha detto anzi che non pensa di rimuovere gli stanziamenti dell'esercito e i check point. Inoltre, ha detto in più di un'occasione che proteggerà il suo predecessore e i vertici militari da accuse relative ai crimini di guerra. Ha fatto queste dichiarazioni per avere il voto singalese, ma ha vinto con quello dei tamil. Se non aiuta i tamil, e non rimuove l'esercito dal nord, rimarremo senza terra". Il ragionamento politico, però, non è garanzia sufficiente: "Non credo che Siriena proteggerà i tamil. Come si può pensare a dare terra se non si escludono i soldati? Come si può dare giustizia senza chiamare in causa i colpevoli? Come si risolve il dramma degli scomparsi? Se non risponde a queste domande, vuol dire che sta tradendo i tamil".