Shan, scontri fra esercito birmano e ribelli Kokang: 47 morti e oltre 70 feriti
Da una settimana sono riprese le violenze fra militari e milizie etniche, nell’area di confine fra Myanmar e Cina. Almeno 10mila i civili in fuga dalla zona teatro del conflitto. Fonti locali parlano di due vittime e un ferito fra i miliziani. Nulla di fatto nei colloqui di ieri fra governo e gruppi ribelli, in vista di un accordo di pace.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - È di quasi 50 soldati morti il bilancio di una settimana di combattimenti fra l'esercito birmano e le milizie del gruppo etnico ribelle Kokang nello Stato Shan, nella zona orientale del Myanmar, al confine con la Cina. Secondo quanto riferisce il quotidiano ufficiale di Stato Global New Light of Myanmar, i militari hanno lanciato una pesante offensiva aerea in risposta agli attacchi dei ribelli nell'area; testimoni locali affermano che si tratta dei più pesanti combattimenti degli ultimi due anni. Intanto il governo centrale a Naypyidaw è impegnato in questi giorni nel tentativo - finora vano - di raggiungere un accordo di piace con i gruppi etnici ribelli.

Circa 10mila persone starebbero abbandonato la zona teatro dello scontro fra esercito e miliziani Kokang, conosciuti come Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa), per sfuggire alle violenze. Il governo cinese riferisce che alcuni gruppi di sfollati hanno attraversato il confine, in cerca di rifugio nella provincia meridionale dello Yunnan. 

Fonti locali raccontano che, negli ultimi giorni, si sono verificati 13 diversi combattimenti fra i due fronti. I ribelli hanno attaccato le postazioni dell'esercito nei pressi di Laukai, nell'area controllata dai Kokang; almeno 47 i soldati dell'esercito uccisi, cui si aggiungono più di 73 feriti e cinque veicoli militari distrutti. Il giornale filo-governativo non parla di vittime fra i ribelli. Tuttavia, il quotidiano Irrawaddy, con base in Thailandia, rilancia le parole del segretario generale Mndaa secondo cui vi sarebbero "due morti e un ferito" anche fra le fila dei miliziani. 

I Kokang sono un gruppo etnico che discende dai cinesi Han e il loro braccio armato è ciò che resta del Partito comunista birmano, disciolto nel 1989. Per anni essi hanno gestito in piena autonomia una striscia di terra lungo il confine nord-orientale fra Cina e Myanmar.

Analisti ed esperti di politica locale spiegano che dietro questa ultima ondata di violenze vi sarebbe il ritorno di uno dei leader del gruppo Kokang, Phone Kya Shin, rientrato in Myanmar dopo cinque anni di esilio in Cina. Nel 2009 egli ha abbandonato in tutta fretta il Paese, per sfuggire alla caccia lanciata dalle truppe birmane; egli ha deciso di tornare per difendere - di nuovo - "i diritti del popolo Kokang". 

Il governo del Myanmar - nazione composta dal 135 etnie, spesso in contrapposizione col potere centrale - per decenni ha cercato di contenere i conflitti con i gruppi ribelli in cerca di maggiore autonomia, in particolare negli Stati Kachin e Shan. Il presidente birmano Thein Sein lavora da tempo al raggiungimento di un accordo di pace; molti gruppi sono pronti alla firma, anche se continuano a verificarsi sporadici scontri e focolai di violenze con l'esercito regolare. Ieri, in concomitanza con la festa dell'Indipendenza, si è tenuto un nuovo round di colloqui nella capitale, che si è concluso con un nulla di fatto.