Shahindokht Molaverdi: Donne iraniane, le più colte ed emancipate del Medio oriente
di Giulia Mazza
La vicepresidente iraniana parla ad AsiaNews della condizione femminile nel suo Paese. Per istruzione, presenza nelle università e conoscenza della sanità le donne iraniane sono in una posizione migliore rispetto a quelle di altre nazioni islamiche dell'area. Allo studio piani per aumentare la presenza femminile nel mondo politico e la partecipazione nell'economia.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Dalla rivoluzione del 1979 a oggi le donne iraniane hanno ottenuto grandi conquiste e sono in una posizione di superiorità rispetto alle cittadine di altri Paesi islamici dell'area, sotto molti aspetti. Tuttavia non hanno finito e la strada da percorrere è ancora molto lunga". Lo afferma ad AsiaNews la signora Shahindokht Molaverdi, vicepresidente della Repubblica islamica d'Iran per gli Affari delle donne e della famiglia. La leader iraniana era in Vaticano ieri per un colloquio con una delegazione del Pontificio consiglio per la famiglia. A seguire è stata ricevuta in udienza privata da papa Francesco, prima di incontrare alcuni giornalisti.

La popolazione femminile iraniana si distingue in modo positivo anzitutto dal punto di vista educativo: "Istruzione, presenza nelle università e percentuale delle donne laureate: non c'è confronto rispetto alle abitanti di altri Paesi islamici dell'area. In questo momento nella società iraniana più del 60% degli iscritti all'università sono donne. Circa la metà delle persone istruite sono donne".

Il buon livello di alfabetizzazione ha conseguenze positive anche in campo sanitario: anche qui, sottolinea ad AsiaNews la signora Molaverdi, "la condizione femminile è decisamente più alta che in altri Paesi".

La vicepresidente illustra i punti ancora critici: "Per quanto riguarda la partecipazione economica, la strada è ancora molto lunga. Lo stesso vale per il reddito: a parità di posizione, è inferiore a quello maschile".

Uno dei punti più importanti dell'attuale programma di governo, spiega, "è accrescere la presenza femminile nel mondo politico e manageriale. Il nostro obiettivo è permettere alle donne di accedere alle risorse economiche e politiche che spettano loro e di cui sono degne. Al momento abbiamo allo studio un piano che prevede di aumentare del 10% l'anno la presenza femminile in posizioni di alto livello".

In parallelo, aggiunge, "stiamo cercando un modo per far sì che, alle prossime elezioni parlamentari, la presenza femminile sia più massiccia, per esempio attraverso delle 'quote rosa'. Con questo tipo di sistema, in Afghanistan la percentuale di donne in Parlamento è arrivata al 27-30%. In Iraq ha raggiunto il 35%. Tuttavia quella delle 'quote rosa' non è l'unica strada percorribile e stiamo studiando altre possibilità per raggiungere lo stesso obiettivo. Una potrebbe essere quella di passare per i partiti, presentando più donne ai vertici o candidandole nelle varie elezioni del Paese".