Torture all'attivista Li Biyun. Un rapporto all'inviato Onu
La donna era impegnata contro la requisizione forzata delle terre e si era candidata ad alcune elezioni locali. Li Biyun accusa la polizia di averla assaltata mentre era in manette, di averla privata di cibo, acqua e cure mediche, si averle fatto subite torture come "il banco della tigre". La Cina ha firmato nel 1998 la Convenzione Onu sulla tortura.

Guangzhou (AsiaNews/Chrd) - L'inviato speciale Onu sulla tortura ha ricevuto documentazione sulle torture subite dall'attivista Li Biyun ad opera della polizia.

La polizia ha preso di mira Li quando lei ha cominciato ad operare a Foshan contro la requisizione forzata delle terre e in seguito quando lei si è presentata come candidata indipendente in un'elezione locale nel 2011.

La documentazione è stata presentata dal Chrd (China Human Rights Defenders). Li accusa la polizia di averla torturata molte volte mentre era detenuta dal 2009 al 2014. Le violenze comprendono assalti fisici (mentre era ammanettata), il "banco della tigre" (una forma di tortura in cui il prigioniero è seduto per lungo tempo su una stretta sbarra di metallo e ha i piedi e le gambe legati e alzati, molto usata nei laojiao - v. foto), privazione di cibi e acqua, violenza verbale e divieto di cure mediche.

Di recente la polizia l'ha imprigionata dall'ottobre 2013 per 14 mesi: metà del tempo ella è stata ricoverata all'ospedale per le ferite riportate dai pestaggi dei poliziotti. Nell'ospedale la donna era ammanettata al letto, privata di medicine e di altre cure mediche.

Le forze dell'ordine l'hanno rilasciata lo scorso dicembre e Li è stata subito ricoverata in emergenza. La donna soffre ormai di danni permanenti alle gambe e alla schiena e la polizia continua a minacciare lei e la sua famiglia.

Nel 1988 la Cina ha firmato la Convenzione Onu contro la tortura, che obbliga il Paese a eliminare le violenze, a perseguire gli esecutori delle torture e a ricompensare e riabilitare le vittime.