Seoul, sarà indagato per tentato omicidio l'uomo che ha sfregiato l'ambasciatore Usa
Le autorità sudcoreane vogliono incriminare l'attentatore per tentato omicidio, violenza contro un rappresentante straniero, ostacolo allo svolgimento di affari internazionali e violazioni ala legge sulla Sicurezza nazionale. Nel mirino anche le visite di Kim Gi-jong in Corea del Nord: se dovessero uscire dei collegamenti con l'attacco di ieri, rischia la pena di morte.

Seoul (AsiaNews) - La polizia della Corea del Sud si sta preparando per incriminare Kim Gi-jong con le accuse di tentato omicidio, violenza contro un rappresentante straniero, ostacolo allo svolgimento di affari internazionali e violazioni ala legge sulla Sicurezza nazionale. L'uomo ha colpito ieri con un rasoio Mark Lippert, ambasciatore americano a Seoul, per chiedere l'unificazione della penisola. Ricoverato dopo l'attentato, al diplomatico Usa sono stati messi 80 punti di sutura in faccia. Le sue condizioni sono stabili e verrà dimesso all'inizio della prossima settimana.

Secondo le autorità giudiziarie, Kim avrebbe dichiarato subito dopo l'arresto che non voleva uccidere l'ambasciatore "ma soltanto protestare contro le esercitazioni militari congiunte fra la Corea del Sud e gli Stati Uniti", in corso in questi giorni. I "war games" si svolgono con cadenza annuale, e secondo il regime della Corea del Nord rappresentano "una minaccia all'unità e una provocazione a cui rispondere".

Yoon Myeong-seong, funzionario di polizia, spiega inoltre che le autorità "stanno investigando anche sulle visite compiute da Kim in Corea del Nord fra il 2006 e il 2007", periodo in cui l'uomo ha superato il confine per 6 volte. Se dovessero emergere collegamenti fra queste visite e l'attentato, Kim rischia la pena di morte.

L'attentato ha scatenato una ventata di polemiche anche riguardo la sicurezza dei diplomatici ospiti di Seoul. Secondo il diritto internazionale, infatti, la sicurezza dei rappresentanti stranieri ricade sul Paese ospite: la facilità con cui ieri Kim ha compiuto il suo gesto ha portato alcuni giornali sudcoreani a puntare il dito contro il governo "incapace" di gestire le situazioni a rischio. Oggi la "Casa Blu" (residenza del presidente di Seoul) ha risposto annunciando un aumento delle dotazioni di sicurezza per le ambasciate e i loro dirigenti.