Bangladesh, medici cattolici: Trattare i malati come membri della nostra famiglia
di Sumon Corraya
Per la Quaresima l'arcidiocesi di Dhaka ha organizzato un programma per rafforzare la spiritualità di dottori, infermieri e operatori sanitari. Curare i propri pazienti con amore "è la nostra vocazione, data da Dio".

Dhaka (AsiaNews) - "Voi, che nella vita vi prendete cura degli altri, dovreste farlo con amore, affinché i vostri pazienti ottengano il conforto di cui hanno bisogno. Se eseguirete il vostro lavoro di cura e assistenza in modo corretto, otterrete profonda soddisfazione dalla vostra professione". Lo ha detto mons. Theotonius Gomes csc, presidente della Commissione episcopale per la salute del Bangladesh, durante un programma quaresimale organizzato dall'arcidiocesi di Dhaka al Shomorita Hospital, il 28 febbraio scorso.

Obiettivo del programma era rafforzare la spiritualità di medici, infermiere e personale sanitario cattolico, impiegati per lo più in ospedali non cattolici. Un totale di 32 persone ha partecipato al programma.

Uno dei relatori era il dott. Edward Pallab Rozario, segretario dell'Associazione dei medici cattolici del Bangladesh. "Come operatori sanitari - ha detto - la prima cosa di cui dovremmo prenderci cura sono i nostri familiari, per imparare ad assistere i pazienti come se fossero nostri parenti. È la nostra vocazione, data da Dio".

Rani, un'infermiera, ha apprezzato l'evento: "Ho imparato come investire al meglio il mio tempo, per lavorare con maggior cordialità".

La sola Dhaka, capitale del Bangladesh, conta circa 1.000 cattolici - tra medici, infermiere e operatori sanitari - impiegati in diverse strutture.