Jakarta "preoccupata" per gli oltre 200 indonesiani nel braccio della morte in Malaysia e Arabia Saudita
di Mathias Hariyadi
Secondo gli ultimi dati del ministero degli Esteri, sono 229 i cittadini dell'arcipelago nelle carceri malaysiane e dell'Arabia Saudita condannati a morte. Per la maggior parte rischiano la decapitazione per traffico di droga o omicidio. Il ministro Marsudi invita il nuovo presidente Widodo a "mostrare la vicinanza dello Stato" in queste situazioni.

Jakarta (AsiaNews) - La presenza dello Stato come entità internazionale "è cruciale" per garantire i pieni diritti e l'applicazione della giustizia nei confronti dei 229 cittadini indonesiani condannati a morte in Paesi stranieri. Lo ha detto il ministro degli Esteri Retno Marsudi durante un incontro del Consiglio dei ministri, alla presenza del nuovo presidente Joko Widodo.

Jakarta ha lanciato una campagna molto dura nei confronti di coloro che trafficano in droga nel territorio dell'arcipelago, e ha dato il via a una nuova serie di esecuzioni capitali anche nei confronti di cittadini stranieri condannati sul proprio territorio. Nei prossimi giorni verranno uccisi per mano dello Stato 10 trafficanti di droga, di cui soltanto uno di nazionalità indonesiana.

La posizione del governo - che ha ribadito di "voler distruggere il commercio di droga" sul proprio territorio - rischia però di peggiorare la situazione dei 229 indonesiani nel braccio della morte in Paesi stranieri. Per la maggior parte, ha spiegato il ministro Marsudi, sono detenuti nelle carceri della Malaysia e dell'Arabia Saudita: rischiano dunque l'impiccagione o la decapitazione per reati connessi al traffico di stupefacenti o per omicidio.

Per garantire loro l'applicazione della giustizia e il rispetto dei diritti, ha concluso il titolare degli Esteri, lo Stato deve fornire tutela legale e consiglio: "La presenza del governo in queste situazioni è cruciale".