Dhaka (AsiaNews) – Una fila di case ancora tutte ammobiliate, ma senza alcun essere umano al loro interno. È così che appare oggi il villaggio Chandantola (distretto di Barguna, Bangladesh), a maggioranza indù. Le 14 famiglie che lo abitavano hanno abbandonato le loro proprietà per mancanza di sicurezza e per la continua persecuzione che subivano. Con le ultime minacce di morte, sono stati costretti a vendere le loro proprietà a prezzi irrisori e ora vivono in una città del distretto come rifugiati.
È nel 2013 infatti che una prima famiglia decide di abbandonare il villaggio, a causa delle ripetute minacce. All’inizio del 2014 altre due famiglie hanno preso la stessa decisione. Le ultime nove se ne sono andate il 13 marzo scorso.
Secondo testimonianze locali, dietro questa campagna intimidatoria vi sono Abdur Rashid Akan, leader locale del Bangladesh Nationalist Party (Bnp, nazionalista), e Jakir Hossain Sarkar, dell’Awami Juba League. I due avrebbero istigato la comunità islamica contro quella indù, con l’obiettivo di cacciare la minoranza dal villaggio e prendersi i terreni.
“Guidate da Jakir e altri leader – racconta Taslima Begum, musulmana di 40 anni – alcune persone sono venute nel villaggio è hanno costretto gli indù a vendere le loro case a prezzi stracciati.
Per la loro “fuga” il 22 marzo scorso alcuni musulmani sono stati denunciati e arrestati, incluso Rashid. Un funzionario di polizia di Taltoli, Mohammad Babul Akhter, riferisce: “Stiamo investigando sul caso con la massima urgenza”. Tuttavia, nonostante le assicurazioni delle autorità distrettuali, la comunità non ha intenzione di tornare al villaggio. “Se necessario – spiega il vice-commissario di Barguna, Mir Zahurul Islam – costruiremo loro nuove case con fondi del governo”.
Gli indù accusano l’amministrazione di non aver tenuto conto dei loro reclami e delle pressioni che hanno portato al loro esodo.
Le vittime spiegano che le ragazze della comunità hanno dovuto subire regolari molestie sessuali. Le persone hanno anche dovuto ritirare una denuncia contro Rashid, colpevole di aver torturato alcune donne, per via delle minacce di Jakir. “Ci hanno minacciato con coltelli e chiesto di abbandonare la zona subito. Ci siamo anche rivolti ai leader dell’Awami League [primo partito del Paese, ndr], ma è stato inutile”.
Persecuzione di natura religiosa, minacce ed espropri terrieri stanno riducendo a poco a poco la comunità indù in Bangladesh. Ogni mese ci sono episodi di demolizione di templi e idoli della minoranza. Dall’essere il 30% della popolazione nel 1947, quando il territorio [allora Pakistan orientale, ndr] è diventato indipendente dai coloni inglesi, oggi gli indù sono ridotto al 10% su oltre 164 milioni di persone.