Tibet, una monaca buddista si dà fuoco per la libertà e il ritorno del Dalai Lama
La religiosa, 47 anni, ha compiuto un giro rituale del suo monastero nella zona di Kardze chiedendo il ritorno del Dalai Lama, pregando per la sua vita e per la libertà del Tibet. Dopo si è auto-immolata ed è morta sul posto. È la 138ma persona a scegliere questa forma estrema di protesta dal 2009.

Lhasa (AsiaNews) – Una monaca buddista di 47 anni si è data fuoco per protestare contro la dominazione cinese del Tibet e per chiedere il ritorno a casa del Dalai Lama. La religiosa ha compiuto un giro rituale del monastero Chokri Ngagong (contea di Draggo, nella zona di Kardze) chiedendo il ritorno del Dalai Lama, pregando per la sua vita e per la libertà del Tibet. Dopo si è auto-immolata e sarebbe morta sul posto. La tragedia è avvenuta, secondo fonti di Radio Free Asia, lo scorso 8 aprile.

Secondo la fonte, la monaca sarebbe Yeshi Khado: “Poco dopo aver compiuto il suo sacrificio è caduta in terra. In quel momento è arrivata la polizia che ha portato via il suo corpo. I parenti hanno chiesto alle autorità di restituirlo, ma gli è stato negato. Chi era presente sulla scena è quasi certo che sia morta sul posto”.

Un monaco buddista della stessa zona, che ora vive in Australia, racconta: “La notte prima del suo gesto ha visitato la struttura, e ha invitato i presenti a essere felici e divertirsi. Ma ha anche chiesto loro di fare qualcosa per la causa del Tibet. Nessuno sospettava nulla: era una donna molto semplice, umile e amichevole con gli altri”.

Dalle sanguinose proteste di Lhasa del 2009, le autorità cinesi hanno innalzato il controllo sulle zone tibetane per prevenire le auto-immolazioni e arrestando i tibetani che promuovono questo tipo di proteste. Coloro che si immolano chiedono il libero ritorno del Dalai Lama in Tibet e libertà per a regione.

Il Dalai Lama, il capo spirituale del buddismo tibetano, è bollato dalla Cina come un secessionista e come "un lupo travestito da agnello". Egli ha spesso domandato ai giovani di preservare la loro vita, utilizzandola per una protesta più costruttiva e meno disperata.