Dhaka, impiccato per genocidio un leader del Partito islamico
di Sumon Corraya
L’uomo, Mohammad Kamaruzzaman, era implicato nei massacri avvenuti durante la guerra di liberazione dal Pakistan. Ha rifiutato di chiedere la grazia al presidente, ultima possibilità dopo la sentenza della Corte Suprema. Nella capitale centinaia di persone festeggiano l’annuncio, mentre alcuni militanti del Jamaat-e-Islami protestano con violenza.

Dhaka (AsiaNews) – L’autorità giudiziaria del Bangladesh ha impiccato nella tarda serata di ieri Mohammad Kamaruzzaman, leader del Partito fondamentalista islamico Jamaat-e-Islami, condannato a morte nel maggio 2013 per “genocidio”. L’uomo, vice presidente della formazione politica, si è rifiutato di chiedere la grazia al presidente dopo la conferma della sentenza di morte, emessa lo scorso 6 aprile 2015 dalla Corte Suprema del Paese.

Il leader islamico, 62 anni, è stato giudicato responsabile di crimini compiuti durante la guerra di Liberazione dal Pakistan nel 1971, incluso lo sterminio di almeno 120 contadini disarmati a Sohagpur, nel nord del Paese. Durante il processo tre vedove hanno testimoniato contro di lui, raccontando di come avesse guidato le truppe pakistane nel villaggio e aiutato i soldati a mettere in riga gli agricoltori per ucciderli.

Nelle piazze di Dhaka diverse centinaia di persone hanno festeggiato l’annuncio della sua impiccagione, mentre alcuni attivisti del Jamaat hanno dato alle fiamme due veicoli. Sempre i fondamentalisti sarebbero responsabili dell’esplosione di due piccoli ordigni artigianali – che non avrebbero fatto vittime – e dell’assalto a un autobus nella capitale. Oggi sempre lo stesso Partito ha proclamato un hartal, uno sciopero generale in tutto il Paese, per protestare contro l’esecuzione.