Sfeir: "parole al vento l'impegno unitario dell'opposizione"
di Youssef Hourany

Alla vigilia del voto il patriarca critica atteggiamenti e alleanze dei gruppi cristiani che non hanno saputo presentarsi insieme per costruire un nuovo Libano.


Beirut (AsiaNews) - Severo giudizio del patriarca maronita, cardinale Nasrallah Sfeir, sull'atteggiamento che l'opposione ha preso di fronte alla prossima tornata elettorale.

Alla vigilia del voto, fonti ben informate di Bkerke hanno fatto sapere che il patriarca avrebbe desiderato che l'opposizione restasse unita, soprattutto in vista delle elezioni e dopo il ritorno dall'esilio del generale Aoun. L'auspicio era che l'opposizione cristallizzasse le sue posizioni in un momento elettorale cruciale per il Paese, formande liste comuni in tutte le circoscrizioni, fatto che avrebbe sicuramente avuto anche l'effetto di consolidare l'unità nazionale, manifestatasi con l'immensa manifestazione del 14 marzo, come per le numerose altre riunioni realizzate dopo l'assassinio dell'ex primo minstro Rafic Hariri.

Ma l'opposizione, che è rimasta sorda di fronte a sfide importanti, non avrebbe dovuto frammentarsi per motivi minori. Raggiunta dal generale Aoun, essa avrebbe potuto dare corpo, attraverso le elezioni, ad una nuova realtà libanese, fondata sui principi nazionali cantati dai manifestanti di Piazza della libertà, al centro di Beirut.

Le stesse fonti del Patriarcato sottolineano che il patriarca Sfeir giudica con severità l'atteggiamento politico registrato in questi ultimi tempi a proposito delle elezioni, come che le alleanze che sono state realizzate. E' stupito di costatare che le belle affermazioni di conservazione dell'unità dell'opposizione non erano che parole al vento e si chiede dove sono andate a finire le promesse di agire, fianco a fianco, per costruire, dopo la ritirata dell'esercito siriano, un Libano nuovo.

D'altro canto, alla vigilia della prima fase elettorale, che comincerà domani, domenica, a Beirut, ci si chiede in qual misura i 420.630 elettori di Beirut iscritti nelle liste elettorali andranno a votare. Si sottolinea l'indifferenza nell'elettorato cristiano, dovuta principalmente alla sensazione molto forte di non essere veramente rappresentati, né a Beirut, né a livello nazionale e ci si chiede se le prossime ore saranno capaci di chiarire questa visione. A 24 ore dall'apertura dei seggi, nella capitale libanese la tensione cresce tra i partiti, perché le elezioni non somigliano alle precedenti, come ci conferma l'ex deputato ortodosso di Beirut Najah Wakim: "non si tratta di scegliere persone, ma di votare contro un progetto, quello che gli americani preparano per la regione. Non è il momento di pnsare ai piccoli contrasti personali, ma di pensare al futuro del Libano, all'ombra della risoluzione 1559 e di ciò che essa può comportare come rivolgimento interno"."La vittoria – ha detto ad AsiaNews – è molto difficile, se non impossibie, ma bisogna almeno ottenere un buon numero di voti".