Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - A circa un anno di distanza dal “golpe bianco” che ha portato al potere i militari thai, la giunta guidata dall’ex generale e ora Primo Ministro Prayuth Chan-ocha (nella foto) ha elaborato la prima bozza della nuova Costituzione. Analisti ed esperti di politica locale sottolineano che la “Carta” è stata scritta con l’obiettivo di ridurre il potere dei maggiori partiti e di mantenere i politici sotto controllo; in particolare le grandi famiglie (leggi Shinawatra, da Thaksin a Yingluck) che da decenni dominano la vita istituzionale e governativa del Paese. Ieri la bozza elaborata dal Consiglio nazionale per le riforme, un organo composto da 250 membri, è stata presentata all’organo consultivo per la verifica finale. Entro il 27 aprile i revisori dovranno rimandare alla giunta e al Consiglio la bozza con le opportune valutazioni.
Ai primi di aprile la giunta militare thai aveva annunciato la cancellazione della legge marziale, in vigore da mesi, sostituita però da “nuove leggi” che assicureranno ai vertici dell’esercito una sorta di “potere assoluto”. Le norme concedono la facoltà al premier di emettere decreti legge per “bloccare o sopprimere” generiche "minacce alla sicurezza nazionale o alla monarchia". E i soldati potranno “in caso di incidente, arrestare le persone senza il bisogno di un mandato”.
Il gen. Lertrat Ratanavanich, portavoce del Comitato responsabile della stesura della nuova Costituzione, auspica che la Carta possa aiutare il Paese ad archiviare un decennio di conflitti politici. Tuttavia, per i critici essa intende solo impedire il ritorno alla vita politica attiva dell’ex premier Thaksin Shinawatra e di altri membri della sua famiglia come la sorella Yingluck, Primo Ministro all’epoca del golpe militare e ora sotto processo.
Uno degli obiettivi della Costituzione riformata, aggiunge il gen. Lertrat, è che i politici siano onesti e operino all’interno di un sistema di potere bilanciato. Essa prevede un sistema di governo multi-partito e l’esecutivo dovrà rispondere del proprio operato. Restano però i dubbi sulla stabilità e l’efficacia dell’azione di governo.
Dal 2005 la nazione è teatro di profondi scontri fra "camicie rosse" - vicine agli Shinawatra, popolari nelle campagne e nella fascia debole - e "camicie gialle", rappresentanti dei democratici, sostenuti da ceto medio ed élite della capitale, guidati dall'ex premier Abhisit Vejjajiva. Nella primavera del 2010 gli scontri fra manifestanti e polizia hanno causato un centinaio di vittime, innescando un processo politico che ha portato a nuove elezioni e al provvisorio ritorno al potere della famiglia Shinawatra.
Nel maggio scorso un nuovo intervento dell'esercito ha messo fine a mesi di stallo politico e proteste di piazza, che hanno causato almeno 27 morti; esso ha inoltre determinato la cacciata della premier Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin (ex premier in esilio per sfuggire a una condanna), vincitrice alle urne con un ampio voto popolare. Ora il Paese è sotto il controllo dei militari, con il capo delle Forze armate nominato Primo Ministro e il compito di riformare lo Stato, anche se vi è il rischio di una deriva autoritaria. È stato proprio l'attuale premier ad aver architettato e guidato la sanguinosa repressione del 2010, ma nessun membro delle Forze armate è stato incriminato. Negli ultimi mesi si sono verificati diversi episodi di repressione violenta del dissenso, censure dei media e condanne per lesa maestà.