Nuova scossa in Nepal: oltre 2mila morti accertati, decine di migliaia i feriti
di Christopher Sharma
India, Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia hanno già inviato sul posto unità di assistenza. Il bilancio è in continuo divenire; le aree remote sono quasi inaccessibili e tagliate fuori dalle comunicazioni. Acqua e cibo scarseggiano. Sull’Everest almeno 25 scalatori hanno perso la vita.

Kathmandu (AsiaNews) – Nella notte una nuova scossa di magnitudo 6.7 ha fatto tremare ancora il Nepal, facendo salire il bilancio delle vittime a oltre 2mila morti confermati e decine di migliaia di feriti. Il terremoto ha avuto come epicentro una zona a circa 60 chilometri a est da Kathmandu, la capitale, e ha gettato nel panico la popolazione. La conta delle vittime del primo sisma è ancora provvisoria, poiché il terremoto ha tagliato fuori dalle comunicazioni le zone più remote e reso difficile l’accesso.

Il governo del Nepal ha dichiarato lo stato d’emergenza e richiesto sostegno nelle attività di soccorso e recupero alla comunità internazionale. India, Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia hanno già inviato sul posto unità di assistenza.

Decine di templi indù e di monasteri buddisti sono stati danneggiati. A Kathmandu una chiesa  protestante è crollata, uccidendo almeno 70 fedeli presenti all’interno al momento del sisma.

Secondo gli esperti, i danni peggiori sono stati causati dalla prima scossa, avvenuta alle 11:56 (ora locale) di ieri. Il Centro nazionale per i terremoti ha lanciato un appello a tutta la popolazione, chiedendo di rifugiarsi in luoghi all’aperto, poiché nuovi tremori potrebbero ripetersi. L’ente ha confermato che si tratta del peggior terremoto verificatosi in Nepal dal 1933, quando un sisma di magnitudo 9 colpì la nazione uccidendo almeno 8.500 persone.

I famosi templi indù di Pashupatinath hanno riportato gravi danni. Il tempio di Krishna a Patan e le piazze (darbarsquare) antistanti i palazzi reali a Kathmandu e a Bhaktapur sono crollati. Questi ultimi due complessi erano Patrimonio Unesco per l’umanità.

Le prime informazioni danno la comunità cristiana e cattolica al sicuro, senza aver subito danni di grave entità. I fedeli e le associazioni religiose pregano per vittime e sopravvissuti e affiancano le autorità nelle operazioni di assistenza.

Secondo i resoconti ufficiali, migliaia di persone sono bloccate negli edifici danneggiati e chiedono aiuto. In molti casi, i soccorritori sono costretti a scavare a mani nude per portare in salvo chi è rimasto ancora vivo. Il terremoto ha colpito 29 distretti, 11 dei quali stanno attraversando una grave crisi. Kathmandu, Nuwakot, Lalitpur, Bhaktapur, Sindhuli, Dolakha, Ramechham, Gorkha e Dhading hanno riportato il numero più alto di vittime. Nella sola capitale sono morte più di 700 persone.

Acqua e cibo scarseggiano. Le cisterne che forniscono acqua potabile sono danneggiate; la corrente elettrica è saltata e le linee telefoniche sono disturbate.

Secondo la polizia, alcuni hanno approfittato del terremoto per rubare nelle case abbandonate.

A Bandung da qualche giorno per partecipare alla Conferenza, il Primo ministro nepalese Shushil Koirala sta rientrando.

Altri gravi danni sono stati riportati tra gli scalatori che si trovavano sul monte Everest al momento del terremoto, che ha scatenato pesanti valanghe. Uttam Parajuli, membro di una delle spedizioni, racconta: “Al campo base almeno 25 scalatori sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti. I dettagli devono ancora essere accertati”.