Terremoto in Nepal: oltre 3.500 morti. Caritas in prima linea nei soccorsi
di Christopher Sharma
Il bilancio è di decine di migliaia di sfollati e almeno 20mila edifici completamente distrutti. Scuole cattoliche aperte per dare rifugio ai sopravvissuti. Le piogge ostacolano le operazioni di soccorso. “Incalcolabile” il danno economico al settore turistico, fonte primaria di sostentamento per il Paese.

Kathmandu (AsiaNews) – Ha superato le 3.500 vittime accertate il bilancio del terremoto di magnitudo 7.9 che due giorni fa ha colpito il Nepal. La Caritas nazionale – insieme a Caritas Australia, India e ai cattolici di tutto il mondo – è impegnata nelle operazioni di soccorso e assistenza. Il ministero degli Interni afferma che almeno 20mila edifici sono stati completamente distrutti. Decine di migliaia di persone hanno perso la casa e vivono all’aperto, ancora in attesa dei pacchi di soccorso. Secondo il National Emergency Operation Centre i feriti sono più di 6.500. Negli ospedali non c’è più posto e i medici sono costretti a operare a cielo aperto.

“Siamo di fronte a un’emergenza nazionale – ha dichiarato il ministro Bamdev Gautam – e abbiamo richiesto alla comunità internazionale di aiutarci in ogni modo possibile. Ringraziamo tutti i cattolici e i cristiani, che insieme a molti altri stanno prestando assistenza in questo momento di panico”.

Secondo gli ultimi resoconti della polizia (aggiornati alle 10 di oggi, ora locale) almeno 1.000 persone hanno perso la vita nella sola Kathmandu. Altre 111 sono morte a Bhaktapur e a Lalitpur, antiche città entrambe patrimonio Unesco dell’umanità.

P. Pius, direttore di Caritas Nepal, spiega: “Stiamo lavorando insieme ad altre unità Caritas per fornire il maggior sostegno possibile. Con noi collaborano a stretto contatto vari gruppi religiosi e tanti volontari, impegnati nel distribuire cibo, acqua, coperte e medicinali di primo soccorso”.

Amrit Rai, preside della St. Xavier School, racconta: “La nostra scuola è aperta per dare rifugio e pasti a chi ne ha bisogno".

Anche le Chiese protestanti sono in prima linea con i cattolici per aiutare la popolazione. Ieri una chiesa protestante è crollata a Kathmandu in seguito alla seconda scossa, uccidendo 70 fedeli presenti all’interno per il servizio domenicale. Nel complesso cinque luoghi di culto cristiani sono stati danneggiati e almeno 500 fedeli sono stati uccisi. Migliaia sono senza casa.

Mons. Paul Simick, vicario apostolico del Nepal, dichiara: “Stiamo pregando per il Paese e chiediamo a tutti di unirsi a noi nel manifestare il proprio sostegno”. Sabato 25 il Segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, ha inviato al presule un telegramma di cordoglio da parte di papa Francesco.

Oltre alla valle di Kathmandu, le regioni che hanno subito i danni peggiori sono Basantapur, Thamel, Nardevi e Jhochhen. Monumenti antichissimi come la torre di Dharahara e le piazze (durbar square) di Basantapur e Patan sono stati rasi al suolo.

Le piogge hanno reso le operazioni di soccorso ancora più difficili e messo a repentaglio la vita dei sopravvissuti. Oltretutto i medici avvertono che le scorte di vaccini e medicinali contro diarrea e morbillo iniziano a scarseggiare.

Il terremoto ha ucciso decine di persone anche nelle regioni di Cina e India confinanti con il Nepal e colpite dal sisma di due giorni fa.

Al campo base del monte Everest sono bloccati 210 scalatori. Alcuni elicotteri sono stati inviati per recuperarli. Almeno 25 persone sono morte travolte dalle valanghe causate dal sisma; i feriti sono oltre 60 e decine i dispersi.

Secondo le autorità nepalesi il danno economico è “incalcolabile”. Il Paese è una meta turistica famosa in tutto il mondo non solo per la catena dell’Himalaya, ma anche per i tanti monumenti e templi antichi. A Bhaktapur, finora la più antica città del Nepal meglio conservata, metà delle case sono state rase al suolo e l’80 per cento dei templi è danneggiato.