Patriarca maronita: Senza cristiani spariranno anche i musulmani moderati
 del Medio Oriente
di Fady Noun
Il card. Béchara Raï lancia un appello a quanti “nel cuore della notte” aspettano una “aurora” di pace. Egli punta il dito contro la comunità internazionale “lenta” nel fermare “morte e devastazione” di “assassini senza fede”. La pace fra Israele e Palestina precondizione per la salvaguardia della presenza cristiana. Inaugurata la sede della nuova diocesi maronita di Francia.

Parigi (AsiaNews) - “Nel cuore della notte, lancio un appello a tutti quelli che sono in attesa dell’aurora”. “L’esodo dei cristiani dai loro Paesi di origine […] indebolirà anche il ruolo dei musulmani moderati”. È stato un appello a tratti commovente e disperato a favore delle Chiese e dei popoli perseguitati in Medio oriente, quello lanciato lo scorso 25 aprile dal palco dell’Unesco - appena sbarcato a Parigi - dal patriarca maronita Béchara Raï. 

“La comunità internazionale - ha insistito il capo della Chiesa maronita - si mostra sin troppo lenta nel fermare l’opera di morte e devastazione di assassini senza fede e senza frontiere”. 

Il patriarca maronita card Béchara Raï è arrivato sabato 25 aprile in Francia, proveniente dall’Armenia, dove in rappresentanza dei patriarchi orientali ha partecipato alle cerimonie per il centenario del genocidio. Egli resterà in terra transalpina per quattro giorni; domani è previsto l’incontro ufficiale con il presidente francese François Hollande.

La prima giornata del patriarca è stata caratterizzata da un discorso pronunciato all’Unesco, incentrato sul tema: “La presenza cristiana in Medio oriente e il suo ruolo nella promozione della cultura della pace”. Il patriarca ha parlato alla presenza di Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco, del presidente del Consiglio direttivo dell’organizzazione Mohammad Sameh Amr e dell’ambasciatore Khalil Karam, delegato permanente del Libano presso l’organismo Onu specializzato nell'educazione, la scienza e la cultura. 

Da storico consumato, il patriarca Raï ha tracciato un breve excursus sulla “bi-millenaria presenza cristiana in Medio oriente”, ha sottolineato il ruolo di promotore di cultura e pace garantito da questa presenza [seppur minoritaria] e proposto le modalità per preservarla. 

Nel suo discorso, il patriarca ha posto “la risoluzione del conflitto israelo-palestinese” quale prima condizione per salvaguardare questa presenza. Ed è facile capire quanto la sfida appaia insormontabile. 

In un passaggio successivo, il patriarca non ha mancato di ricordare che, sul piano storico, il declino della civiltà arabo-musulmana è coinciso con “il soffocamento della società cristiana” e di avvertire che “l’esodo dei cristiani dai loro Paesi di origine […] indebolirà il ruolo degli stessi musulmani moderati, che rappresentano finora la grande maggioranza dei musulmani del Medio oriente”. 

Infine, egli ha lanciato un monito: “Dalla tribuna dell’Unesco, io sono venuto qui per portarvi la voce di quelli a cui hanno tolto la voce. Sono venuto qui per mostrarvi l’angoscia di milioni di rifugiati, di sfollati, di anziani e bambini, di donne e uomini che hanno perduto le loro [voci], ai quali hanno rubato il proprio Paese e i propri beni, distruggendo il loro avvenire. Sono venuto qui a testimoniare il dolore immenso e inenarrabile di quanti sono stati perseguitati a causa della loro fede, di quanti sono stati offesi in nome del Dio della misericordia, invocato dalla bocca di spietati assassini. Sono venuto qui a gridare a gran voce la causa di quanti attendono la fine della notte e che sperano nella salvezza portata da una comunità internazionale che tarda a intervenire, e a fermare l’opera di morte perpetrata da assassini senza fede e senza frontiere”. 

“Dal cuore della notte che ci avvolge, nelle tenebre più oscure che ci circondano, lancio un accorato appello a tutti quelli che sono in attesa di osservare l’aurora, in Oriente come in Occidente, in Europa come nel mondo arabo, cristiani e fedeli dell’islam - ha aggiunto il patriarca maronita - perché ci aiutino a elevare la speranza e a confortare una volta di più popoli abbandonati, inermi, cacciati e perseguitati, in questo loro amaro desiderio di non rassegnarsi alle avversità”. 

Prima dell’inaugurazione avvenuta ieri nel contesto di una festa solenne della Villa dei Cedri a Meudon, sede della nuova diocesi maronita di Francia, il patriarca ha lanciato due vibranti appelli per l’elezione - senza ulteriori ritardi - del presidente della Repubblica libanese. Due appelli che sono coincisi con la fine dell’11mo mese di vacanza della carica presidenziale (25 maggio 2014). 

Alla presenza di migliaia di fedeli accorsi dalla Francia e da tutta Europa, oltre che di personalità libanesi e francesi, in serata il patriarca maronita ha inaugurato a Meudon (Hauts-de-Seine) la Villa dei Cedri. Edificio predestinato sin dal nome e ribattezzato Beit Maroun, esso ospiterà la residenza del vescovo maronita di Francia, mons. Nasser-Maroun Gemayel, gli uffici della nuova diocesi e la sede francese della Fondazione maronita nel mondo, rinominata “Fondazione cristiana libanese”. Questa fondazione è stata creata per decreto nel 2006 dall’allora patriarca Nasrallah Sfeir e dall’ex ministro Michel Eddé; il suo scopo è quello di rafforzare i legami con i libanesi di tutto il mondo, aiutandoli a salvaguardare il diritto dei loro discendenti alla nazionalità libanese.