Kong Zhenlan, una madre per decine di bambini orfani e abbandonati
La storia di Kong, che dagli anni’70 accoglie in casa bambini handicappati e orfani della contea Qi: “Ogni bambino è come un piccolo Gesù”. La sua fede ha ispirato la vocazione sacerdotale di uno dei suoi figli naturali, padre Fan: “Noi siamo tutti fratelli, non c’è differenza”.

Jiuji (AsiaNews/Ucanews) - Per 42 anni, Kong Zhenlan, una donna cattolica della provincia cinese dello Shanxi, ha accolto e fatto crescere orfani handicappati e bambini abbandonati insieme ai suoi figli, e questo ha ispirato uno dei suoi figli a divenire sacerdote. Padre Anthony Fan Changliang, il figlio di Kong, dice che l’adozione degli orfani nel loro villaggio cattolico di Jiuji, nella contea Qi, ha una lunga tradizione.

Prima della rivoluzione comunista del 1949, l’antica parrocchia del villaggio aveva mantenuto una tradizione di carità e di aiuto agli orfani. I cattolici raccontano che quando la religione è stata oppressa nei due decenni seguenti la rivoluzione, questa nobile consuetudine e tutto il lavoro caritatevole sono stati bloccati.

Padre Fan osserva che sua madre ha iniziato ad adottare gli orfani handicappati nel 1977, e dice che negli anni ’70 c’è stato un aumento di bambini abbandonati, ma non vi erano orfanotrofi. Il sacerdote ricorda che, quando era ragazzo, la mancanza di cure mediche e la salute debole dei bambini avevano accresciuto in modo notevole il tasso di mortalità dei più piccoli. Inoltre, la morte di alcuni bambini e l’insostenibile peso finanziario che la famiglia doveva sopportare lo avevano reso molto triste.

Racconta di aver perso la fede per qualche tempo, ma le parole che la madre soleva ripetere lo hanno spinto a pensare più in profondità: “Amare i poveri è amare Gesù. Ognuno di questi bambini è un fratellino più piccolo, un piccolo Gesù. Quando noi ci prendiamo cura dei nostri piccoli fratelli, noi ci stiamo prendendo cura di Gesù”.

Padre Fan racconta che solo dopo la fine del noviziato ha potuto comprendere appieno queste parole e abbracciare in pieno la missione di sua madre. Quando gli viene chiesto quanti fratelli e sorelle biologici abbia e quanti adottati, risponde: “Noi siamo tutti fratelli, non c’è differenza”. “È una benedizione” il fatto che sua madre sia capace di amare questi bambini “con un amore che viene dalla fede, in un modo che le da anche piacere”.

Kong e suo marito hanno iniziato questa opera di carità quando avevano 24 anni. Ora che hanno entrambi 66 anni, 11 dei loro figli adottati sono cresciuti, vivono in modo autonomo e aiutano nell’opera di carità della madre. “Noi le dobbiamo molto. Senza di lei non saremmo potuti crescere e non avremmo potuto vivere una vita bella”, dice uno di essi.

Al momento, alle cure di Kong sono affidati 18 bambini: neonati, bambini dell’asilo ad alcuni studenti delle scuole professionali. Oltre a fornire cibo, ospitalità e vestiario, la donna si impegna a coltivare la loro crescita nella fede, nella salute e nella capacità di comunicare con gli altri. Essendo ora anziana, ingobbita e disabile, ufficialmente non le è permesso adottare più di tre bambini. Nonostante ciò, la donna ha rifiutato le molte richieste fatte dal governo locale di mandare i suoi bambini in un orfanotrofio statale.

Siccome la sua attività è in pratica illegale, Kong non può ricevere sussidi economici dal governo. Per sostentare la loro grande famiglia, la donna offre trattamenti di agopuntura, mentre il marito lavora in una fattoria. Ma essi ricevono donazioni dalla popolazione locale, commossa dal loro grande amore per i bambini abbandonati.